Usa 2016: Clinton e Trump, le promesse da rispettare

Usa 2016: Clinton e Trump,le promesse da rispettare
Usa 2016: Clinton e Trump,le promesse da rispettare
Usa 2016: Clinton e Trump,le promesse da rispettare

WASHINGTON. – Di promesse ne hanno fatte tante in campagna elettorale, sia Hillary Clinton che Donald Trump, e alcune dovranno mantenerle o tentare di farlo, sempre che non restino ostaggio di un Congresso ostile o, nel caso del tycoon, anche di un partito dilaniato e che non condivide tutte le sue proposte.

IMMIGRAZIONE: Trump ha promesso di costruire un muro al confine col Messico e di farlo pagare a quel paese. La promessa appare irrealistica, anche perche’ il Messico non ha nessuna intenzione di sborsare un peso. Al massimo il magnate riuscirà ad ampliare i segmenti di barriera già esistenti, per motivi mediatici. Quanto agli 11 milioni di clandestini, è passato dall’idea di una deportazione di massa ad una mirata per quelli che hanno commesso reati e ad una regolarizzazione degli altri dopo un rientro nel loro Paese d’origine. Controlli severissimi invece sugli immigrati musulmani, con divieto d’ingresso per quelli che arrivano da Paesi afflitti dal terrorismo.

La Clinton invece è per una riforma complessiva della normativa sull’immigrazione, con una regolarizzazione graduale dei clandestini e lo stop alle deportazioni dell’amministrazione Obama, pur garantendo la sorveglianza delle frontiere e i controlli dei nuovi arrivati.

TASSE, SCUOLA E SANITA’. Clinton promette più tasse per la fascia più ricca e lotta all’elusione fiscale, un miglioramento dell’Obamacare allargando la copertura sanitaria e riducendo gli oneri per le classi più penalizzate (autonomi e piccoli imprenditori). Sul fronte scuola, college meno cari: le famiglie con reddito sotto gli 85 mila dollari saranno esentate dalle rette universitarie, poi entro il 2012 il tetto salirà a 125 mila dollari.

Trump si è impegnato per una riduzione generale delle tasse, in particolare per le aziende (dal 35% al 15%) e per l’abolizione dell’Obamacare, da sostituire con un sistema assicurativo affidato esclusivamente al mercato.

ECONOMIA E GRANDI ACCORDI COMMERCIALI: il tycoon ha promesso una crescita annuale dell’economia di almeno il 3,5%, ben al di sopra delle attuali proiezioni, 25 milioni di posti di lavoro e una riduzione delle regolamentazioni. Sarà in prima linea contro la delocalizzazione delle grandi aziende e contro i nuovi grandi accordi commerciali o per la revisione di quelli vecchi, in un’ottica tutta anti globalizzazione.

La ricetta della candidata democratica prevede un mix di interventi pubblici e di incentivi per le imprese, soprattutto quelle medio-piccole. Il motore per trainare la riprese dovrebbe essere un piano di investimenti federali per rinnovare le infrastrutture. Acceleratore sulle energie rinnovabili, freno sui grandi accordi commerciali. Posizione più ambigua sul fracking.

POLITICA ESTERA: più prevedibile la Clinton, che punta su un consolidamento dei rapporti con l’Europa, anche se conterà molto il rapporto con i singoli Paesi (e in questo l’Italia appare in pole position, anche dopo la recente cena di stato Obama-Renzi). Con la Russia sarà un braccio di ferro più muscolare, dall’Ucraina alla Siria, anche per i pessimi rapporti con Vladimir Putin e le interferenze degli hacher russi sul voto Usa. In Siria potrebbe rilanciare una no-fly zona, ma resta escluso al momento un intervento militare di terra.

Trump appare del tutto imprevedibile ma su alcuni punti sembra fermo: gli Usa non saranno più il gendarme del mondo, la Nato dovrà rivedere il suo ruolo anacronistico da guerra fredda e gli alleati dovranno pagare di più. Mano tesa a Putin, anche in Siria. Unico denominatore comune tra i due candidati l’alleanza forte con Israele.

ARMI: con Clinton più controlli su vendite e acquirenti, con Trump meno limiti di quelli esistenti.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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