Orban sconfitto sui migranti anche in Parlamento

Il primo ministro ungherese Viktor Orban .
Il primo Ministro ungherese Viktor Orban (ANSA)
Orban sconfitto sui migranti anche in Parlamento
Orban sconfitto sui migranti anche in Parlamento

BUDAPEST. – Nuova sconfitta per il premier ungherese Viktor Orban nel suo tentativo di opporsi alla redistribuzione di migranti nell’Ue: dopo aver indetto un referendum che ha mancato il quorum il mese scorso, ora non è riuscito a ottenere la maggioranza qualificata per far passare comunque in parlamento emendamenti costituzionali anti-profughi.

All’assemblea nazionale, il parlamento monocamerale, hanno votato in favore 131 deputati, due in meno di quelli necessari per ottenere una maggioranza dei 2/3. Tutti i parlamentari del Fidesz, il partito populista di cui Orban è leader, hanno votato a favore ma tre indipendenti hanno detto no e soprattutto gli estremisti della formazione “Jobbik” si sono astenuti nell’ambito di una concorrenza fatta al premier da destra.

Si tratta della prima sconfitta parlamentare di Orban, premier dal 2010 e in possesso di una ‘supermaggioranza’ che gli aveva consentito di cambiare la costituzione già sei volte. Gli estremisti della destra xenofoba Jobbik, pur alleati ‘ideologici’ nel contrasto all’immigrazione, sembrano aver già cominciato a insidiare Orban in vista delle elezioni politiche del 2018.

Per il loro appoggio agli emendamenti costituzionali avevano chiesto una contropartita: l’abolizione dei “titoli di insediamento” o “obbligazioni di residenza”, ossia la possibilità concessa a stranieri di risiedere in Ungheria acquistando buoni del tesoro per l’equivalente di 300 mila euro.

Fidesz non ha ceduto a quello che il suo capogruppo parlamentare Lajos Kosa ha definito “un ricatto” e Jobbik ha tenuto duro, astenendosi. Dopo il voto, deputati della maggioranza hanno accusato il Jobbik di “tradimento della patria”, mentre esponenti del partito dichiaratamente razzista e antieuropeo hanno risposto srotolando uno striscione nero con la scritta: “Traditore chi vende per denaro l’insediamento, facendo entrare terroristi!”

Gli emendamenti senza maggioranza erano cinque e uno dichiarava che “popolazione straniera non puo’ insediarsi in Ungheria”, in linea con il quesito referendario che il 3 ottobre aveva portato alle urne solo il 43% degli ungheresi, mancando il quorum del 50%.

La resistenza di Budapest ai ricollocamenti di migranti a fine mese aveva creato un attrito tra Ungheria e Italia con minacce di veti incrociati formulate dai rispettivi premier, Orban e Matteo Renzi.