La rabbia dell’America incorona Trump

La rabbia dell'America incorona Trump
La rabbia dell'America incorona Trump
La rabbia dell’America incorona Trump

ROMA. – Dopo la Brexit, arriva il ciclone Donald Trump. L’inimmaginabile diventa realtà e il tycoon di New York – disprezzato e sottovalutato da stampa e analisti – diventa il nuovo comandante in capo dell’unica super potenza rimasta al mondo. La rabbia e il malessere trasversali che pervadono le società occidentali hanno colpito anche in America dopo aver destabilizzato mezza Europa.

La profonda crisi economica, diventata prima crisi sociale e poi crisi culturale e di identità, produce una pagina di storia che lascerà il segno e che cambierà i destini degli Stati Uniti e, di conseguenza, del mondo intero che vive sulla propria pelle le nefaste conseguenze – dopo averne lodato gli aspetti positivi – di una globalizzazione che ha spazzato via la classe media occidentale.

Donald Trump diventa presidente degli Usa grazie ai voti di chi si sente escluso dalla società e ritiene di non aver trovato risposte adeguate dalla politica tradizionale, di chi, nel Paese delle opportunità e del ‘sogno americano’, non riesce più a intravedere una strada per il futuro.

Il rifugio nei populismi e negli slogan anti-sistema arriva anche negli Stati Uniti così come è, da tempo, arrivato in Europa dove i partiti anti Bruxelles continuano ad avanzare ad ogni appuntamento elettorale. In America sono stati i colletti blu e gli operai della rust belt, in buona parte senza più un lavoro, ma anche cittadini stanchi e disorientati da un ripresa economica che non incide in maniera significativa nelle loro vite a decidere la vittoria di Trump al termine della più brutta e cattiva campagna elettorale di tutti i tempi.

Sono gli uomini e le donne che si sono sentiti dimenticati e trascurati dalla campagna elettorale della candidata democratica. Al contrario, Trump ha attraversato in lungo e in largo proprio quegli Stati dove la crisi economica morde ancora e dove l’inquietudine e la rabbia sono i sentimenti più diffusi nei confronti della politica.

Il partito democratico e Hillary Clinton hanno compiuto molti errori. Lei è rimasta algida e lontana dal cuore dei suoi elettori che, in gran parte, l’hanno votata ritenendola semplicemente il ‘male minore’. Clinton non è stata capace di fuggire dalle trappole di Trump che l’ha costretta ad una battaglia elettorale di bassissimo livello, con pochi contenuti e molti insulti.

Adesso Trump dovrà valutare in quale modo mantenere le tante promesse fatte durante la campagna elettorale. Alcune sembrano francamente irrealizzabili, ma se la Brexit e le elezioni americane insegnano qualcosa è che il mondo ha cambiato tempi e velocità e che quello che ieri, nel bene e nel male, sembrava impossibile oggi forse non lo è più.

Trump dichiarerà davvero una guerra commerciale alla Cina? Stringerà rapporti forti con la Russia di Vladimir Putin? Costruirà un muro al confine messicano cacciando tutti i clandestini? Costringerà gli alleati europei a pagare di più per la difesa collettiva della Nato?

Queste sono le domande che il mondo si pone nel giorno che ha cambiato la storia degli Stati Uniti e del mondo intero e che apre la nuova imprevedibile era di Donald Trump.

(di Stefano Polli/ANSA)

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