Trump spaventa le borse, ma la paura svanisce in fretta

A pedestrian walks past a stock market indicator board in Tokyo, Japan, EPA/FRANCK ROBICHON
A pedestrian walks past a stock market indicator board in Tokyo, Japan, EPA/FRANCK ROBICHON
A pedestrian walks past a stock market indicator board in Tokyo, Japan, EPA/FRANCK ROBICHON

MILANO. – Sui mercati la paura di Donald Trump è durata poco più di una mattinata. Poi l’apertura rassicurante di Wall Street ha avuto l’effetto di una valeriana. Le Borse europee, che avevano aperto in rosso, si sono calmate per chiudere addirittura in crescita, guidate da Francoforte (+1,5%). Deboli perdite si sono avute solo su Milano (-0,1%) e Madrid (-0,4%).

Mosca, invece, ha proprio brindato, guadagnando il 2,2%. Le uniche Piazze a pagare il conto dell’elezione del magnate alla presidenza degli Stati Uniti sono state quelle asiatiche, che hanno terminato le contrattazioni prima che le ansie della finanza mondiale perdessero forza: Tokyo ha ceduto il 5,4%, Shanghai e Shenzhen lo 0,6% e Seul il 2,2%.

A Milano i rialzi hanno riguardato quei settori che secondo gli analisti potrebbero beneficiare delle politiche di Trump, come la difesa e le costruzioni. Finmeccanica è cresciuta del 7,6%, Buzzi ha guadagnato il 7,9% e Salini Impregilo il 7,7%. Sono andati bene anche i petroliferi Tenaris (+6,5%) e Saipem (+5,7%), che si è aggiudicata commesse per un un miliardo di dollari. Cresciuti pure i titoli Recordati (+4,3%) e Cnh (+5,6%).

A inizio mattinata, gli analisti avevano temuto che la seduta sarebbe stata un bagno di sangue per le banche, sottoposte a continui stop in asta di volatilità. Nel complesso, il comparto ha invece chiuso sulla parità, con titoli che sono andati in ordine sparso: Banco e Bpm hanno perso oltre il 3,5%, Mps ha ceduto lo 0,67%, mentre Unicredit è cresciuta dello 0,7%. Piatta Intesa.

Nel corso della giornata si è ridotto anche il rialzo delle quotazioni dell’euro, che erano schizzate nei confronti del dollaro mentre si rafforzava la prospettiva di una vittoria di Trump: a fine giornata, la moneta unica europea è stata scambiata a 1,09 dollari, mentre nei confronti dello yen è arrivata a quota 115,72.

Alla luce delle minacce di Trump nei confronti del Messico, come quelle di costruire un muro e di abolire l’accordo di libero scambio, il peso è crollato di oltre l’11%, quando il dollaro ha superato la soglia psicologica dei 20 pesos, prima di scendere a 19,78.

Un certo nervosismo si è registrato sul mercato dei titoli di Stato telematici: il rendimento dei bond Usa a dieci anni è salito di circa 19 punti base, mentre quelli canadesi hanno confermato una crescita del tasso di quasi 10 ‘basis point’ e gli omologhi messicani di 35. Un andamento che ha avuto qualche ripercussione anche in Europa.

Nel corso della seduta lo spread fra il Btp e il Bund tedesco era salito fino a 162 punti base, ma poi ha chiuso a 155 punti base, solo in lieve rialzo rispetto ai 153 punti della chiusura di ieri. Il rendimento si attesta all’1,75%. Dopo la corsa della mattinata le quotazioni dell’oro hanno poi limato il loro rialzo. A metà giornata il bene rifugio per eccellenza veniva scambiato a 1.305 dollari l’oncia, con una crescita rispetto a ieri dell’1,7%.

(Di Giampaolo Grassi/ANSA)