Spannaus aveva previsto il successo di Trump, voce del disagio

Spannaus, successo previsto, Trump voce del disagio
Spannaus, successo previsto, Trump voce del disagio
Spannaus, successo previsto, Trump voce del disagio

ROMA. – Aveva previsto il successo di Donald Trump e non ha sbagliato l’analista americano Andrew Spannaus. Il nuovo presidente degli Stati Uniti “ha dato voce, nella sua campagna elettorale, al crescente disagio della classe medio-bassa e questo è uno dei motivi principali della sua vittoria” dice all’ANSA Spannaus che ha svelato i segreti del candidato che ha sconvolto le presidenziali 2016 nel libro ‘Perché vince Trump – La rivolta degli elettori e il futuro dell’America’, pubblicato in Italia da Mimesis.

“La superficialità con cui veniva trattato Trump e il successo invece della sua candidatura mi hanno fatto pensare che sarebbe potuto andare avanti. Ho scritto questo libro per spiegare proprio questa rivolta elettorale” spiega.

“Si è creduto che l’economia globalizzata andasse bene per tutti, ma non è così. C’è un establishment, un’elite degli Stati Uniti che non ha preso in considerazione i problemi di una grossa fetta del Paese. Trump ha saputo parlare a questa parte della popolazione” spiega Spannaus che è originario di New York City e vive da 20 anni in Italia.

E’ stato populismo? “Non è necessariamente una parolaccia. Il punto di vista dei media istituzionali non è quello delle persone che vivono in un’altra parte della società. Quello che può sembrare un assioma giusto può essere un problema per un altro. Pensiamo all’Europa: per la classe politica l’euro è un assioma, mentre per un crescente numero di persone e movimenti è associato a una politica economica che ha impoverito la gente. Non si possono ignorare il disagio e i problemi esistenti” sottolinea Spannaus.

La sconfitta di Hillary Clinton per l’analista americano è dovuta al fatto che “ha dato voce in modo superficiale e poco convincente a queste preoccupazioni, alle persone che si sentono escluse dall’economia globalizzata. Hillary negli anni si è avvicinata molto a Wall Street, all’establishment e si è rifiutata di pubblicare i testi dei discorsi che aveva fatto alle grandi banche. Ci ha pensato Wikileaks. Il fatto che sia una donna ha inciso meno di quanto si pensasse sul risultato elettorale” afferma Spannaus.

Un altro grande errore è stato credere “che le donne e gli ispanici avrebbero votato per Hillary. Le persone non votano in base all’identità”.

Spannaus non nasconde che “Trump è un veicolo molto imperfetto per questa protesta che nella campagna elettorale ha fatto emergere anche molti outsider, ma ha capito il problema. Ha dichiarato che invece di spendere trilioni di dollari nelle guerre in Medio Oriente avremmo potuto costruire le infrastrutture Usa. Non ha minacciato nuove guerre. Ha detto che occorre diplomazia e che è necessario lavorare con Putin. Ironicamente ha tracciato la direzione seguita da Obama nell’ultimo frangente. Adesso dovrà tradurre questi slogan in programmi e politiche efficaci e non sarà facile a causa della sua mancanza di una visione approfondita e poi perché il suo partito è molto liberista”.

La vera battaglia, per l’analista, è questa: “A me fa più paura il Congresso Repubblicano che le proposte economiche fatte da Trump. Bisogna vedere se il nuovo presidente Usa riuscirà a formulare un piano chiaro. Non ha esperienza politica, è una persona emotiva. Ha delle contraddizioni, da una parte vuole ricostruire infrastrutture e dall’altra togliere le tasse. Deve trovare i meccanismi per finanziare i progetti”.

(di Mauretta Capuano/ANSA)