Trump: i populisti d’Europa esultano, gelo di Parigi e Berlino

I populisti d'Europa esultano, gelo di Parigi e Berlino
I populisti d'Europa esultano, gelo di Parigi e Berlino
I populisti d’Europa esultano, gelo di Parigi e Berlino

BRUXELLES. – Una nuova batosta per gli equilibri già fragili dell’Europa, ancora sotto lo shock della Brexit, e che ora teme uno tsunami nelle relazioni transatlantiche e negli equilibri geopolitici, dalla Russia alla Turchia. E’ l’effetto dell’inattesa elezione di Donald Trump alla presidenza Usa, che ha gettato nell’ “incertezza” l’Ue e le principali capitali europee al punto da spingere l’Alto rappresentante Federica Mogherini a convocare una cena domenica sera con i ministri degli esteri dei 28 per fare il punto sul futuro dei rapporti con gli Stati Uniti.

E al gelo di Parigi e Berlino si contrappongono le reazioni di giubilo dei leader dei partiti populisti ed euroscettici europei, da Marine Le Pen in Francia a Viktor Orban in Ungheria sino a Matteo Salvini e Beppe Grillo in Italia, facendo parlare il presidente Ue Donald Tusk di “segnali preoccupanti per la democrazia liberale”.

“Oggi è più importante che mai rafforzare le relazioni transatlantiche”, è il messaggio lanciato nella lettera di congratulazioni a Trump dal presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker e dallo stesso Tusk, che lo hanno invitato a Bruxelles per un vertice “il prima possibile”.

Nel quartier generale dell’Ue l’attesa era per la vittoria della candidata democratica Hillary Clinton, e la sorpresa è stata tale che tutti i lavori di Bruxelles, tra cui la presentazione delle previsioni economiche, sono slittati di diverse ore. A farsi portavoce della preoccupazione europea, soprattutto alla luce dei messaggi di revisione dei rapporti con gli Usa provenienti dalla Russia, è stato proprio l’ex premier polacco Tusk, parlando di “sfide” per “l’incertezza delle nostre relazioni transatlantiche”. E’ “bene ricordare la forza della comunità occidentale”, ha sottolineato.

A traballare, infatti, è ora la linea politica Ue di sostegno all’Ucraina e le sanzioni a Mosca, oltre a quella sulla Siria con effetti su Turchia, Medio Oriente e accordo sul nucleare iraniano. Senza contare le politiche climatiche, energetiche e commerciali, Ttip incluso.

Non a caso il premier turco Recep Tayyp Erdogan ha dato il benvenuto alla “nuova stagione” americana. “La Nato è importante per la sicurezza collettiva in Europa, ma lo è anche per quella degli Stati Uniti”, ha quindi avvertito il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg.

“I legami tra Ue e Usa sono più profondi di qualsiasi cambiamento politico”, ha voluto rassicurare Mogherini, anche se per il presidente dell’Europarlamento Martin Schulz “sicuramente la relazione transatlantica diventerà più difficile”.

“Per ora”, ha ammesso il vicepresidente della Commissione Jyrki Katainen, “dobbiamo restare calmi e aspettare le risposte della nuova amministrazione”.

Lo stesso sentimento di timore circola anche a Parigi e Berlino: l’elezione del tycoon americano “apre un periodo di incertezza” che “va affrontata con lucidità e chiarezza”, ha detto il presidente Francois Hollande, mentre la cancelliera Angela Merkel ha offerto la sua “più stretta collaborazione”, assicurando che la politica tedesca sulla Russia non cambierà.

Ma a pesare di più nella nebbia che avvolge le future decisioni di Trump sono le divisioni emerse ancora una volta tra i 28. La premier britannica Theresa May si è subito chiamata fuori parlando della “relazione speciale” con gli Usa, soprattutto con la Brexit, mentre l’ungherese Orban ha esultato parlando di “eccellente notizia”.

Una linea abbracciata anche dagli euroscettici e leader populisti europei: Marine Le Pen in Francia ha parlato di un “mondo che è finito” e del “ritorno dei popoli liberi”, Geert Wilders in Olanda di “vittoria storica”, l’ex leader dell’Ukip Nigel Farage di seconda “rivoluzione” del 2016 insieme alla Brexit. Per Salvini si tratta della “rivincita del popolo”, per Grillo “è la deflagrazione di un’epoca”.

“L’Europa è l’unica soluzione nel mondo di oggi”, ha contrattaccato Juncker, davanti alla prospettiva sempre più inquietante per Bruxelles delle vicine elezioni in Olanda, Francia e Germania.

(di Lucia Sali/ANSA)

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