Terremoto: la soluzione dei container-bunker non piace ai sindaci delle Marche

Terremoto: prima colonna di aiuto di 10 container giunta sul posto, vigili di fuoco di Bolzano
Terremoto: prima colonna di aiuto di 10 container giunta sul posto, vigili di fuoco di Bolzano
Terremoto: prima colonna di aiuto di 10 container giunta sul posto, vigili di fuoco di Bolzano

MACERATA. – Moduli da tre posti, con servizi (bagni, docce, lavanderia, cucina) in comune: è il progetto che la Protezione civile ha illustrato ai sindaci del cratere maceratese del terremoto, per avviare la fase ‘uno’, quella dei container, prima dell’arrivo delle casette di legno. Un progetto che non piace, perché, fa notare ad esempio la prima cittadina di Bolognola, Cristina Gentili, “a me più che moduli sembrano bunker”.

“Alcuni Comuni – riferisce il sindaco di Pievebovigliana Sandro Luciani – hanno rifiutato questa opzione, perché riescono a sopperire fino alla consegna delle casette di legno. Noi non possiamo aspettare un anno, l’obiettivo è riportare le persone qui, sennò scompariamo. Io ne ho 535 fuori casa, solo 133 hanno trovato un’autonoma sistemazione. Quindi ora sensibilizzeremo gli sfollati a prendere questi moduli-dormitorio”, e ad accettare la promiscuità che si prospetta, perché “chi è da solo dovrà convivere con altre due persone che non conosce”.

E questo “è un compito gravosissimo del sindaco”.

Il modulo standard proposto è da 48 persone, con un’ampiezza di 46 per 26 metri, o da 96 persone, con una metratura più ampia. “Per me non è una soluzione – rimarca il sindaco di Visso Giuliano Pazzaglini -, bisogna accelerare i tempi per le casette di legno, perché se gli alberghi della costa punteranno a fare la stagione estiva ‘normale’ e noi non le avremo ancora, la situazione ci scoppierà tra le mani”.

“Noi aspettiamo le casette – gli fa eco il sindaco di Castelsantangelo sul Nera Mauro Falcucci – anche perché qui, d’inverno, nei container non si sta. L’importante è che mantengano la parola e ce le diano il prima possibile”.

“Vorrei evitare questi moduli – dice il sindaco di Serravalle di Chienti -, mi sembra tutto poco fattibile, scarterò l’ipotesi. Cercheremo di sistemare le famiglie in alloggi alternativi”.

A questo serve la procedura Fast, ovvero una ricognizione rapida degli edifici per vedere subito quali sono agibili e quali no, e dove si può rientrare bisogna rientrare nonostante la paura.

“Io un anziano non ce lo metto in queste bare di ferro – rilancia il primo cittadino di Montecavallo Pietro Cecoli -, preferisco requisire una seconda casa, e poi capisco la paura, ma chi ha la casa agibile deve tornarci. Sono favorevole a non eccedere con i container, vista l’esperienza del 1997: le casette di legno sono più funzionali e salutari, devono accelerare di più su questa soluzione”.

“Nel mio paese i container non servono, faccio prima a mettere 10 casette di legno – ribadisce Cristina Gentili -. Mi devono, piuttosto, sbloccare la situazione che si è creata qui: ci sono due case che mi fanno zona rossa: se le puntelliamo mi liberano quelle che sono agibili”.

Insomma, i container non vanno giù ai più e in molti pensano che si potevano ‘bypassare’. I sindaci sono in prima linea per cercare di trovare le situazioni meno traumatiche e più funzionali per la gente, nella prospettiva di un rientro nei luoghi abbandonati. E del resto lo stesso premier Renzi ha ribadito che l’arrivo dei container è ”una scelta che rimettiamo alla decisione delle amministrazioni locali”.

“Venendo qui ho trovato la devastazione, che si è aggravata dopo le prime scosse di agosto, e dei luoghi-fantasma”, ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, in visita in Valnerina. “In compenso – ha aggiunto – ho trovato una popolazione, quelli che sono rimasti e che vogliono rimanere, che ha una grande fiducia nel futuro e che vuole continuare a essere qui per proseguire la propria storia. Questo senso di forza, di fiducia spirituale, morale e fisica che arriva da questa gente è un esempio per tutta l’Italia e per tutto il Paese”.

(di Anna Maria Danese/ANSA)

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