Gentiloni a Dakar, contrastare l’immigrazione illegale

Il ministro degli Affari Esteri Paolo Gentiloni, durante la conferenza stampa al termine dell'incontro con l'inviato Speciale del presidente Obama per la coalizione Anti-ISIL Amb. Brett McGurk, alla Farnesina, Roma, 28 ottobre 2016. ANSA/GIORGIO ONORATI
Il ministro degli Affari Esteri Paolo Gentiloni, durante la conferenza stampa al termine dell'incontro con l'inviato Speciale del presidente Obama per la coalizione Anti-ISIL Amb. Brett McGurk, alla Farnesina, Roma, 28 ottobre 2016. ANSA/GIORGIO ONORATI
Il ministro degli Affari Esteri Paolo Gentiloni, durante la conferenza stampa al termine dell’incontro con l’inviato Speciale del presidente Obama per la coalizione Anti-ISIL Amb. Brett McGurk, alla Farnesina, Roma, 28 ottobre 2016. ANSA/GIORGIO ONORATI

DAKAR. – Colpire, sin nei Paesi di partenza dei migranti, i trafficanti di esseri umani, per ridurre il fenomeno dell’immigrazioni illegale e il numero di perdite di vite umane. Ma allo stesso tempo creare le condizioni in loco perché nessuno sia più costretto a partire rischiando la morte.

Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, ha chiuso in Senegal la prima missione congiunta di Italia e Commissione Ue in Africa occidentale, dopo le tappe in Niger e Mali, tre dei cinque Paesi beneficiari dei primi progetti europei finanziati dal Trust Fund for Africa (gli altri due sono Etiopia e Nigeria). Una missione che è servita a gettare le basi per un ‘mini compact’ sui migranti e della quale il capo della Farnesina informerà personalmente il Commissario Ue Dimitris Avramopoulos (che ha dovuto annullare la sua partecipazione per motivi di salute) e l’Alto Rappresentante per la politica estera, Federica Mogherini, alla quale “spetta il coordinamento dell’operazione”.

Le autorità del Senegal “ci hanno ripetuto le parole del presidente senegalese (Macky Sall, ndr) sulla tolleranza zero contro le migrazioni illegali, che io condivido. E lo dico da rappresentante di un Paese che ha una delle due più grandi comunità senegalesi in Europa che è molto ben integrata, produce e dà lavoro, con eccellenti rapporti con l’Italia e gli italiani”, ha detto il ministro dopo l’incontro a Dakar con il collega senegalese Mankeur Ndiaye.

“Ed è proprio per questo motivo che dobbiamo lavorare insieme per ridurre le migrazioni irregolari e la capacità delle organizzazioni criminali di gestirla”, ha spiegato ancora Gentiloni. “Man mano che ridurremo l’immigrazione irregolare – ha però assicurato – potremo aumentarne le forme regolari”. Perché “il fenomeno durerà decine di anni, sta a noi decidere se saranno anni di lutto e criminalità, o anni di migrazione regolare controllata”.

Dal Senegal, come dal Mali, parte ogni anno il 5% dei migranti che, attraverso il deserto e il Mediterraneo, raggiungono le coste italiane in modo illegale, 8740 solo nel 2016. Tuttavia, il Senegal non è – al contrario del Mali – un Paese reduce da una guerra e in via di stabilizzazione. Ed è per questo che si “lavora sui rimpatri” degli irregolari, alcuni dei quali ‘si spacciano’ per senegalesi pur non essendolo.

“Le autorità locali – ha spiegato Gentiloni – tengono molto a concentrarsi sui rimpatri dei loro concittadini e non dei presunti senegalesi”. L’idea sul tavolo, non ancora definita, è che siano direttamente agenti senegalesi a identificare i migranti da rimpatriare “in base al loro registro di stato civile”.

Il sottosegretario all’Interno, Domenico Manzione, parte della delegazione italiana, ha invitato a Roma il ministro dell’Interno senegalese Abdoulaye Daouda Diallo. “Nei prossimi giorni”, ha aggiunto Gentiloni, ci sarà un incontro a Roma “per definire gli aspetti tecnici di questa collaborazione”. Il governo del Senegal ha infine insistito affinché “chi viene rimpatriato abbia un programma di accompagnamento che gli consenta di rimanere in Senegal”, e non lo costringa, una volta finito il sostegno, a riprendere la rotta per l’Unione europea.

(dell’inviata Laurence Figà-Talamanca/ANSA)

Lascia un commento