M5s punta alle elezioni e ragiona sulla squadra di governo

M5s punta alle elezioni e ragiona sulla squadra di governo
M5s punta alle elezioni e ragiona sulla squadra di governo
M5s punta alle elezioni e ragiona sulla squadra di governo

ROMA. – Il M5s preme per il voto anticipato. Con un’accelerazione che negli ultimi giorni si à fatta sempre più pressante. Se al referendum vincerà il fronte del No “andremo dal capo dello Stato e chiederemo lo scioglimento il prima possibile delle Camere e la convocazione di nuove elezioni” ripetono ormai ogni giorno Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista e Roberto Fico durante i loro tour in giro per l’Italia e l’Europa, abbandonando definitivamente la linea attendista che fino a poco tempo fa vedeva i 5 Stelle appellarsi alle decisioni del Capo dello Stato.

Ma il vento del cambiamento che ha soffiato forte in Usa ed ha convinto anche la Lega di Salvini ad accelerare lo sentono anche i 5 Stelle. “Le persone che incontriamo ci dicono che voteranno No al di là di quello che pensano della riforma: voteranno No perché vogliono un cambiamento vero. E questo cambiamento può arrivare solo se si va in fretta al voto”, spiega uno dei big del Movimento.

I 5 Stelle studiano quindi le mosse del premier e non vogliono farsi trovare impreparati da un’eventuale colpo di scena di Renzi. Se il premier dovesse cedere, è il ragionamento, dovrà infatti cadere sotto i colpi del M5s che sta puntando tutte le sue energie nella campagna per il No al referendum.

In questo scenario gioca a favore del Movimento anche il dibattito sulla legge elettorale: il vento proporzionalista che ormai sta contagiando trasversalmente le forze politiche cade a pennello per il M5s. “Ma non faremo inciuci: noi sosteniamo solo la nostra proposta di legge elettorale” chiariscono tuttavia i 5 Stelle che hanno messo a punto il loro ‘Democratellum’, un sistema tendenzialmente proporzionale ma non “puro” che consente ad una forza politica che ottenga attorno al 40% dei consensi di avere oltre il 50% dei seggi.

E’ una azzardo che lascia tuttavia il M5s con il fiato sospeso: “cosa farà Renzi se mai dovesse vincere il Sì? Andrà lo stesso alle elezioni? Magari con l’Italicum?” è l’interrogativo che serpeggia. Resta poi la questione della squadra di governo. Anche lì le strade sono apertissime. C’è una parte del M5s che preme per avviare la selezione dei candidati papabili. E quella che invece frena, sicura che “le cose riescono meglio quando sono cotte e mangiate”.

Sono due strategie che hanno entrambe come minimo comune denominatore il ruolo che giocherà Luigi Di Maio in un eventuale governo pentastellato. “Se si vota in primavera siamo impreparati: dobbiamo pensarci in tempo o rischiamo di finire come Raggi a Roma” protesta un esponente di peso del Movimento che entra nel punto: “il problema non è Di Maio o un altro. Il dibattito interno che alimenta invidie e rivalità non ci porterà lontano. Non possiamo perdere altro tempo”.

Di Maio intanto continua a visitare le capitali europee come un vero e proprio leader in pectore anche se mantiene un “low profile”. Quando si scatenerà la guerra sul suo nome, non può che sperare che duri il meno possibile.

(di Francesca Chiri/ANSA)