I vescovi Usa mandano un segnale a Trump, bene su aborto male sui migranti

Da vescovi Usa
Da vescovi Usa segnale Trump, ok su aborto no migranti ------------------------------------------------------------------------------------------
Da vescovi Usa segnale Trump, ok su aborto no migranti
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NEW YORK. – A una settimana dalle elezioni americane i vescovi Usa mandano un doppio avvertimento a Donald Trump: luce verde sull’aborto e le politiche per la vita ma giù le mani dai “sans papiers”. La conferenza episcopale americana ha eletto i suoi vertici mettendo al primo posto il Cardinale Arcivescovo di Galverston-Houston Daniel DiNardo, un conservatore, e scegliendo come numero due l’arcivescovo di Los Angeles José Gomez.

E’ la prima volta che un ispanico arriva così in alto nelle gerarchie cattoliche in Usa. Non solo: prassi vuole che il vicepresidente sia eletto presidente alla scadenza del mandato triennale del predecessore. Per Gomez, sacerdote dell’Opus Dei, sarebbe nel 2019, a un anno dal prossimo voto per la Casa Bianca.

Nell’elezione di Trump il voto cattolico è stato importantissimo. Circa 68 milioni negli Usa, i cattolici costituiscono un quarto dell’elettorato e il tycoon ne ha conquistato il 52 per cento (contro il 45 per cento di Hillary Clinton) con la promessa di rovesciare la sentenza della Corte Suprema che nel 1973 ha legalizzato l’aborto.

Su questa linea Trump trova il consenso dei vescovi e in particolare del loro neo-presidente: DiNardo, che in maggio ha definito Papa Francesco “troppo vago” nella difesa dell’ortodossia e che l’anno scorso con altri 12 vescovi inviò al pontefice una lettera contestando l’organizzazione del sinodo sulla famiglia, è stato in prima linea nelle campagne delle diocesi per la vita anche alla vigilia delle ultime elezioni.

Ma è la scelta di Gomez che, alla luce delle posizioni espresse da Papa Francesco sui migranti, è apparsa negli Usa un segnale chiaro di rotta di collisione. Gomez stesso è un immigrato nato in Messico e la sua ultima omelia in una veglia di preghiera improvvisata prima delle elezioni è stata a difesa delle famiglie “senza documenti”, e della loro paura di essere deportate o divise.

L’elezione dell’arcivescovo di Los Angeles fa parte anche di un trend che vede una forte crescita della popolazione ispanica soprattutto negli stati del Sud. Negli Usa quattro cattolici su dieci sono ispanici e rappresentano una maggioranza in molte diocesi, a Los Angeles addirittura il 70 per cento.

(di Alessandra Baldini/ANSA)

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