Obama, la democrazia è più forte di una sola persona

Obama in Grecia, sull'Acropoli
Obama in Grecia, sull'Acropoli
Obama in Grecia, sull’Acropoli

WASHINGTON. – “Io e Trump non potremmo essere più diversi, abbiamo punti di vista diversi, ma la democrazia americana è più grande di una sola persona”: nella sua tappa in Grecia, prima di arrivare a Berlino per completare il suo ultimo viaggio in Europa, Barack Obama cerca di mandare altri messaggi rassicuranti su una transizione che lui vuole agevolare, ma che sembra paralizzata da veleni e vendette interne all’inner circle del tycoon.

Così si dice “fiducioso che l’impegno dell’America nell’Alleanza atlantica, durato per sette decenni sia che ci fosse un’amministrazione democratica o repubblicana, continuerà, incluso il nostro obbligo a difendere tutti gli alleati”. E loda la “generosità” del popolo greco verso gli immigrati che ha “ispirato il mondo” su un problema che richiede però una “risposta collettiva della Ue e del mondo”.

Poi, prima di arrivare a Berlino, firma insieme alla cancelliera Angela Merkel un intervento comune su una rivista economica tedesca per garantire che “non ci sarà un ritorno a un mondo prima della globalizzazione”, invitando a gestirla “secondo i nostri valori” e difendendo l’accordo sul clima e quello sul commercio transatlantico (Ttip).

Ma il suo discorso dopo la suggestiva visita al Partenone, davanti alla folla che ha riempito l’immenso centro culturale Stavros Niarchos, ideato da Renzo Piano, è un panegirico appassionato della democrazia nel Paese che la inventò 25 secoli fa, regalando all’umanità anche la filosofia, la tragedia, la storia.

“Siamo in debito con la Grecia per il più prezioso dei doni. E’ stato proprio qui, 25 secoli fa, sulle colline rocciose di questa città, che è emersa una nuova idea: la democrazia”, ha esordito, sottolineando che da quell’idea deriva “la nozione che siamo cittadini, e non servitori. Il fatto che abbiamo sia diritti che doveri, e la convinzione che siamo tutti uguali davanti alla legge, non solo la maggioranza ma anche le minoranze”.

Una democrazia nata e rimasta tuttora imperfetta, oscurata nel corso dei secoli da forme di governo autoritario o razzista. Ma quella “fiamma accesa per la prima volta ad Atene non è mai morta”, i principi della democrazia ormai sono universali e rendono i Paesi che li adottano “più giusti, stabili, prosperi”.

La democrazia tuttavia “può essere lenta, frustrante, difficile, caotica”. E, “in una società multietnica, multirazziale, multiculturale, come gli Usa, particolarmente complicata, credetemi”, osserva Obama. Poi affronta il tema della globalizzazione e della tecnologia, che hanno reso il mondo migliore ma creando “crescenti ineguaglianze” che alimentano il senso di ingiustizia e i populismi di destra e di sinistra.

“Queste diseguaglianze ora rappresentano una delle più grandi sfide alle nostre economie e democrazie”, ha sottolineato, ricordando gli sforzi fatti dalla sua amministrazione per superarle. “Nelle economie avanzate – ha ricordato – ci sono ora movimenti sia da destra che da sinistra che spingono per uno stop all’integrazione, che sono contro la tecnologia, che tentano di recuperare lavori e industrie scomparsi da decenni. Questo impulso a respingere il mondo globalizzato è comprensibile. Se la gente sente che sta perdendo il controllo del suo futuro lo respingerà. Lo abbiamo visto in Grecia, in Europa, negli Usa, nella Brexit”.

Ma secondo Obama non si può tornare indietro: “La migliore speranza per il progresso restano i mercati aperti combinati con la democrazia e i diritti umani”, ha concluso, lodando la Grecia per i sacrifici e i progressi fatti dopo la crisi, e lanciando un appello ai creditori perché consentano al Paese di seguire la via di una ripresa economica sostenibile.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)