L’Ue preme su Berlino, crescita per fermare i populismi

Ue preme su Berlino, crescita per fermare populismi
Ue preme su Berlino, crescita per fermare populismi
Ue preme su Berlino, crescita per fermare populismi

BRUXELLES. – Svolta copernicana nella Ue. Che vuole “resistere alle tentazioni populiste”, come sottolinea Pierre Moscovici annunciando la necessità di “sposare credibilità ed intelligenza” nella valutazione del bilancio italiano. La Commissione europea ora chiede alla Germania, e agli altri paesi in surplus, di stimolare la domanda interna e fare investimenti a favore dell’Eurozona anche fuori dei confini nazionali.

Quest’anno, per la prima volta dalla nascita della moneta unica, Bruxelles ha fissato un target di crescita per l’intero blocco. Nel 2017 il Pil dell’insieme dei 19 paesi che condividono l’euro dovrà crescere dello 0,5%. E’ un provvedimento di politica economica lanciato, in assenza di un bilancio comune dell’Eurozona, “a sostegno della politica monetaria” che finora è stata l’unica leva di controllo (e paracadute) sull’euro.

Concretizza la comunicazione sulla “fiscal stance positiva” pubblicata nei giorni scorsi dall’esecutivo di Bruxelles. Così oggi la Commissione sottolinea che senza questa svolta copernicana, “il pieno rispetto degli obiettivi fiscali” deliberati dal Consiglio a luglio scorso “implicherebbe” una “moderata attitudine restrittiva” nel Pil aggregato dell’Eurozona.

Significa che Bruxelles non punta più il faro soltanto sugli aggiustamenti chiesti ai paesi che non tengono il passo su deficit e debito, ma anche sulla Germania e gli altri ‘virtuosi’ chiamati a contribuire alla crescita di tutti. Una cosa che l’Italia chiedeva da tempo.

Per non mettere a rischio la crescita di tutto il blocco, ha scritto la Commissione europea, tutti devono contribuire. Seppure in modo diversificato, così come sono diverse le condizioni dei 19 bilanci. I paesi quindi sono stati divisi in tre fasce. Per ognuna una raccomandazione.

Quelli che, “come la Germania o l’Olanda” indicati da Moscovici, “sopravanzano i loro obiettivi di bilancio” dovranno “usare il loro spazio di bilancio per sostenere la domanda interna e gli investimenti di qualità, compresi quelli transfrontalieri, come parte del Piano di investimento per l’Europa”.

Quelli che “devono fare ulteriori aggiustamenti di bilancio secondo il braccio preventivo del Patto”, come l’Italia, “devono assicurare di essere ampiamente conformi con i requisiti del Patto di stabilità”. Mentre quelli “sotto il braccio correttivo” dovranno “assicurare una tempestiva correzione dei loro deficit eccessivi, compresa la creazione di buffer di bilancio per le circostanze impreviste”.

Di fatto anche Berlino, che da anni coltiva un surplus “grandissimo” (+7,5% del Pil), sarà sottoposta ad un “ulteriore esame” per verificare “la persistenza di squilibri o la loro liquidazione”, è scritto nel Rapporto del meccanismo di allerta (Amr) che segnala “questioni relative al grandissimo e crescente surplus esterno e sulla forte dipendenza dalla domanda esterna, che mostrano rischi per la crescita”.

La svolta di Bruxelles, riferiscono fonti europee, è arrivata dopo un teso confronto nella Commissione e dopo che l’esecutivo dal 2013 segnala che il surplus della Germania rendeva “difficile la ripresa dell’Eurozona perché metteva a rischio la competitività dei paesi periferici”.

E lunedì scorso da Berlino è arrivata l’apertura per aiutare gli investimenti fuori dai confini dei ‘laender’ tedeschi tramite l’aumento delle garanzie a favore dell’Efsi, il braccio operativo del ‘piano Juncker’ per gli investimenti.

(di Marco Galdi/ANSA)

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