Papa, le critiche non mi levano il sonno. La Chiesa non cerca il tifo

This picture provided by Vatican newspaper L'Osservatore Romano show Pope Francis (R) meets with Catholicos-Patriarch of the Assyrian Church of the East Mar Gewargis III in Vatican, 17 November 2016. ANSA/L'Osservatore Romano -----------------------------------------------------------------------------------------
This picture provided by Vatican newspaper L'Osservatore Romano show Pope Francis (R) meets with Catholicos-Patriarch of the Assyrian Church of the East Mar Gewargis III in Vatican, 17 November 2016. ANSA/L'Osservatore Romano  -----------------------------------------------------------------------------------------
This picture provided by Vatican newspaper L’Osservatore Romano show Pope Francis (R) meets with Catholicos-Patriarch of the Assyrian Church of the East Mar Gewargis III in Vatican, 17 November 2016.
ANSA/L’Osservatore Romano
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CITTA’ DEL VATICANO. – Le critiche “non mi tolgono il sonno” e bisogna vedere se chi le fa vuole solo “giustificare una posizione già assunta”. In questo caso “non sono oneste, sono fatte con spirito cattivo per fomentare divisione”. A parlare è il Papa in una intervista a Avvenire dove affronta tanti temi, Chiesa, misericordia, Giubileo, ecumenismo. Ma replica anche a chi lo accusa di “protestantizzare” la Chiesa o di “svendere” la dottrina cattolica. E ribadisce che i cristiani debbono crescere per attrazione e non per proselitismo.

“La Chiesa – dice Francesco al giornale dei vescovi – non è una squadra di calcio che cerca tifosi”. Non manca poi un passaggio sulle accuse a lui rivolte da alcuni per la Amoris Laetitia, come quelle recenti di quattro cardinali che hanno espresso dei ‘dubia’ sul documento.

“Alcuni – commenta Francesco – continuano a non comprendere, o bianco o nero, anche se è nel flusso della vita che si deve discernere”.

Intanto il Papa si appresta a vivere, insieme a tutta la Chiesa, un fine settimana importante e impegnativo. Domani si terrà il Concistoro nel quale il Papa creerà diciassette nuovi cardinali. Tra loro il Papa ha scelto anche uomini di Chiesa in prima linea nel pianeta martoriato dai conflitti, come mons. Mario Zenari, Nunzio Apostolico in Siria, o mons. Dieudonné Nzapalainga, il giovane arcivescovo di Bangui nella Repubblica Centrafricana.

Un tributo alle sofferenze del passato arriva invece con la nomina a cardinale di don Ernest Simoni, prete che ha subito prigionia e torture durante la dittatura in Albania.

Domenica mattina invece si terrà la celebrazione per la chiusura della Porta Santa della Basilica di San Pietro che sancisce la conclusione del Giubileo Straordinario della Misericordia. Appuntamenti, Concistoro e conclusione dell’Anno Santo, ai quali non sarà presente il Papa emerito Benedetto XVI che invece era stato proprio il primo ‘pellegrino’ a varcare la Porta Santa, dopo Papa Francesco, l’8 dicembre dello scorso anno. Al momento – fanno sapere in Vaticano senza però dare una risposta definitiva – la sua presenza non è prevista.

Il giorno dopo, lunedì 21 novembre, sarà pubblicata invece la Lettera Apostolica del Papa “Misericordia et Misera” per indicare, come di consuetudine, i frutti raccolti durante l’Anno santo e le conseguenti indicazioni pastorali per il futuro.

Il Papa nell’intervista ad Avvenire ha parlato anche dell’Anno Santo che sta per chiudersi. “Non ho fatto un piano. Le cose sono venute. La Chiesa è il Vangelo, non è un cammino di idee”. “La misericordia – ha sottolineato – è il nome di Dio ed è anche la sua debolezza, il suo punto debole”.

Poi il pontefice ha parlato del cammino ecumenico in corso: “Viene da lontano, con i passi dei miei predecessori. Questo è il cammino della Chiesa. Non sono io. Non ho dato nessuna accelerazione”.

Infine il pontefice è tornato nuovamente a parlare del denaro. Lo ha fatto nella messa a Casa Santa Marta, una celebrazione super-affollata, con circa 160 persone stipate nella piccola cappella della residenza. Davanti a lui molti diplomatici vaticani.

“Il popolo di Dio – ha avvisato Papa Francesco – che ha un grande fiuto sia nell’accettare, nel canonizzare come nel condannare, perdona tante debolezze, tanti peccati ai preti; ma non può perdonarne due: l’attaccamento ai soldi, quando vede il prete attaccato ai soldi, quello non lo perdona; o il maltratto alla gente, quando il prete maltratta i fedeli: questo il popolo di Dio non può digerirlo, e non lo perdona”.

(di Manuela Tulli/ANSA)

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