Bce, pronti a reagire a eventuali shock da referendum

Il vicepresidente della BCE, Vitor Constancio, e Mario Draghi (Foto: GETTY)
El vicepresidente del BCE, Vitor Constancio, junto a Mario Draghi (Foto: GETTY
El vicepresidente del BCE, Vitor Constancio, junto a Mario Draghi (Foto: GETTY

ROMA. – L’esito delle votazioni statunitensi e l’annunciato cambiamento nelle politiche monetarie e fiscali del presidente eletto Donald Trump non fa dormire sogni tranquilli ai piani alti della Banca Centrale Europea. L’istituto di Francoforte sottolinea l'”aumento dei rischi di correzioni sui mercati legati all’incertezza politica ed alle attese modifiche delle politiche Usa”, ma si mostra attento anche alla questione italiana e all’esito del referendum.

La Banca Centrale è pronta a reagire ad ogni “shock economico” che potrebbe derivare dall’esito del referendum, ha detto il vice presidente Vitor Constancio: “è il tipo di incertezza politica che potrebbe provocare o meno uno shock sui mercati finanziari” e “a seconda del grado dello shock allora dovremmo vedere se avremo qualcosa da fare o meno”.

Comunque, “è molto difficile anticiparne le conseguenze”, ha spiegato Constancio, sottolineando che per i policy maker “non è possibile” prepararsi all’esito del voto italiano. La Bce, nel suo Financial Stability Review, evidenzia i rischi di “un’aumentata incertezza politica in tutto il mondo” figlia della Brexit, di Trump, ma anche del voto del referendum e delle politiche francesi e tedesche nel 2017, che potrebbero portare ad “un aumento della volatilità nell’immediato futuro e il rischio di una brusca inversione di rotta” nel recente andamento positivo dei mercati.

Le politiche economiche introdotte da Trump, secondo l’istituto guidato da Mario Draghi, “probabilmente diventeranno più orientate verso il mercato domestico”. In questo scenario “l’economia della zona euro potrebbe subire impatti attraverso i canali del commercio e da possibili effetti a cascata per i maggiori tassi di interesse e di inflazione attesi negli Stati Uniti”, si legge nel rapporto.

Non è un caso che la Turchia abbia alzato, per la prima volta dal 2014, i tassi di interesse, per fermare il calo della lira nazionale collegato alla fuga delle valute dai paesi periferici verso il dollaro. Fra i motivi di preoccupazione, per Francoforte c’è anche la possibile spirale negativa che si verrebbe a creare dal mix fra bassa crescita economica e ridotta redditività delle banche.

“Il settore bancario italiano – assicura comunque Constancio – sta mostrando capacità di resistenza” e “i mercati non sono troppo preoccupati riguardo alla solvibilità delle banche italiane”.

Gli altri due fattori di rischio sui quattro indicati dalla Bce riguardano il “riaccendersi delle preoccupazioni sulla sostenibilità dei debiti pubblici e privati in un contesto di bassa crescita, se l’incertezza politica dovesse portare a uno stallo delle riforme e livello nazionale e europeo” e, infine, le possibili “tensioni sul finanziamento degli investimenti” con le prevedibili ricadute sul settore finanziario.

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