Violenza sulle donne: la nuova frontiera è l’educazione nelle scuole

No alla violenza, a Porcari c'è il muro
No alla violenza, a Porcari c'è il muro
No alla violenza, a Porcari c’è il muro

ROMA. – Il 25 novembre è la Giornata internazionale contro la violenza contro le donne. Uno dei percorsi più importanti da fare, perché è in ballo la costruzione di un nuovo modo di relazionare gli uomini e le donne, è quello sulle nuove generazioni. Tanti gli esempi di questo percorso educativo, fatto spesso volontariamente e con poche risorse, poco noto ma fondamentale.

La Fondazione Roberta Lanzino, sorta per volontà dei genitori Matilde e Franco, dopo l’assassinio per stupro della figlia nel 1989, opera in Calabria ed è molto nota per questo lavoro capillare educativo di formazione e da anni gira l’Italia con incontri nelle scuole che chiama ‘percorsi di consapevolezza’. Oltre a varie località calabresi, quest’anno è stata a Perugia e nel liceo classico Pilo Albertelli a Roma.

Nella stessa scuola è intervenuta anche Lucia Annibali, l’avvocatessa sfigurata dall’acido, simbolo della lotta contro la violenza alle donne, che come consigliere giuridico del ministero delle Pari Opportunità è molto impegnata nel lavoro di testimonianza nelle scuole. Nadia Muscialini ha scritto Di pari passo. Percorso educativo contro la violenza di genere (edito da Settenove e sostenuto da Terre des hommes), un manuale che ha come obiettivo l’ apprendimento, purtroppo non scontato, dei principi di rispetto e parità di genere.

”E’ la scuola che stimola lo sviluppo delle abilità che permettono di leggere e decodificare in maniera critica la realtà e la complessità che ci circonda. Frequentando il centro antiviolenza Soccorso Rosa di Milano ho visto con i miei occhi come i figli di uomini violenti diano per scontato che la relazione tra maschi e femmine sia basata su un inevitabile uso della prepotenza”.

Per Muscialini, ”i ragazzi apprendono che i comportamenti ‘adatti o ‘giusti’ per uomini sono quelli che dominano, umiliano e sottomettono la compagna e le ragazze si convincono che da donne saranno inevitabilmente oggetto di tali comportamenti”.

C’è uno studio del 2011 in cui si mostra come nei preadolescenti gli stereotipi sessisti e i pregiudizi che giustificano l’uso della violenza dell’uomo sulla donna sono già presenti. Ecco che la scuola è per definizione il luogo per intervenire in termini di cultura e prevenzione.

”Lavoriamo – dice la Muscialini, che da oltre 20 anni si occupa a Milano delle problematiche femminili – nelle scuole con l’obiettivo di insegnare il rispetto, discutendo in classe con sguardo critico quello che viene appreso sul web che per loro è la principale fonte di informazione. Soprattutto i preadolescenti che devono strutturare la loro identità sessuale, in mancanza di modelli definiti, finiscono per aderire a quelli proposti dalla cultura tradizionale, comportamenti di prevaricazione incluso.

Far capire che essere uomini non ha nulla a che vedere con l’essere aggressivi, che la sensibilità non è sinonimo di effeminatezza e che la virilità va intesa come forza affettiva, coraggio di praticare la tenerezza senza il timore di mostrarsi deboli ma imparando a condividere il dolore e le difficoltà degli altri”.

Nell’ambito dei centri antiviolenza che in tutti questi anni faticosamente hanno rappresentato la prima linea sul tema della violenza, con la costruzione di reti vere e proprie e case protette, molti progetti vanno nella direzione delle scuole, come a Bologna (Casa delle donne), a Roma (Associazione genere femminile), a Milano (Soccorso Rosa).

(di Alessandra Magliaro/ANSA)

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