Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni risponde alle interrogazioni sulla regolarità del voto all’estero

Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni
Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni
Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni

ROMA – Nell’Aula della Camera il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha risposto a due interrogazioni dei deputati Gianluca Pini (Lega Nord) e Daniele Del Grosso (M5S) sulle iniziative intraprese per garantire la libertà e la segretezza del voto degli italiani all’estero in occasione del referendum costituzionale del 4 dicembre.

“La legge che regola il voto degli italiani all’estero non è una novità, – ha ricordato il ministro rispondendo all’interrogazione del deputato Gianluca Pini – non è un esperimento recente, è una legge che è stata introdotta nel 2001. So bene che il voto per corrispondenza presenta delle caratteristiche particolari, capisco l’attenzione particolare per l’importanza della posta in gioco e capisco che questa attenzione deriva anche dall’estrema incertezza del risultato.

Tuttavia, tutto ciò non può giustificare atteggiamenti io credo denigratori, e quindi innanzitutto i nostri concittadini che vivono e lavorano all’estero non sono italiani di serie B, tanto meno sono dei potenziali imbroglioni, la rete diplomatica o consolare applica la legge in modo corretto e imparziale”.

Per quanto poi riguarda eventuali casi di duplicazioni di plichi elettorali in Repubblica Ceca segnalati nell’interrogazione, Gentiloni ha spiegato come si sia trattato di un errore materiale. “In ogni caso, un eventuale tentativo di utilizzare in modo doppio il voto – ha puntualizzato il ministro – sarebbe immediatamente identificabile in sede di scrutinio, tramite il codice elettore, e conseguentemente il voto doppio sarebbe annullato.

Ricordo tra l’altro che la legge prevede conseguenze penali per chi cerca di votare due volte e che di questo, come previsto dalla legge stessa, tutti gli elettori sono stati informati nel plico elettorale che hanno ricevuto”.

Per quanto concerne le liste degli elettori residenti all’estero Gentiloni ha segnalato come l’elenco generale sia stato predisposto dal ministero dell’Interno e che da tempo sia stato convenuto che tale elenco venisse consegnato dal Viminale agli aventi diritto che in Italia ne facciano richiesta.

“Escludo che il materiale elettorale inviato nelle nostre sedi diplomatiche – ha aggiunto Gentiloni – possa contenere propaganda referendaria. Infine, quanto a ipotetici casi di compravendita di voti, ove se ne sia a conoscenza e ove ne venissero informate le nostre sedi diplomatiche, ovviamente le sedi hanno il dovere di sporgere immediatamente denuncia alla procura della Repubblica, come si è sempre fatto e come si fa anche in Italia per eventuali casi del genere nel voto nazionale”.

Nel rispondere all’interrogazione del deputato Del Grosso il ministro ha rilevato come l’impegno del voto all’estero sia molto complesso e impegnativo per la struttura diplomatica e consolare della Farnesina. “Non si tratta di un’esperienza nuova, – ha aggiunto il ministro – nel senso che la legge è del 2001, è stata applicata in 3 elezioni politiche nazionali, in 6 referendum, su un totale di 15 quesiti, anche sul referendum costituzionale, ma capisco perfettamente che l’incertezza che caratterizza questo referendum spinga a mettere sotto i riflettori un problema di cui magari qualche anno fa ci si è occupati di meno….

Stiamo impegnando la nostra struttura da prima dell’estate; sono 196 le sedi diplomatiche impegnate, abbiamo inviato 4 milioni di plichi. Possiamo, credo, – ha proseguito il ministro – garantire naturalmente non l’infallibilità, perché il voto per corrispondenza è diverso dal voto diretto nei seggi, ma tuttavia siamo in grado di garantire che, qualora ci siano dei nostri concittadini che per qualche ragione, per esempio per il fatto che le anagrafi dei loro comuni non hanno aggiornato la lista dei residenti all’estero, non ricevano la scheda elettorale, possano rivolgersi al consolato e votare attraverso il consolato.

È un po’ quello che si faceva in Italia quando a qualcuno non arrivavano i certificati elettorali nell’abitazione. In altre parole voglio dire che, anche in caso di disfunzioni, il sistema ha gli anticorpi al proprio interno per evitare che queste disfunzioni mettano in forse la regolarità del voto e, tanto meno, il responso delle urne. Quindi, – ha concluso Gentiloni – penso che sia un dovere di tutti noi, se crediamo alla funzione delle istituzioni, del Parlamento e di chi ha a cuore l’interesse pubblico, non alimentare voci e sospetti su brogli o presunti brogli, perché sembra quasi voler mettere le mani avanti, ma, se ci sono elementi, denunciarli, e la Farnesina, di fronte a tutti gli elementi le vengono rappresentati è in grado di fornire risposte”.

In sede di replica i deputati Gianluca Pini e Daniele Del Grosso si sono detti insoddisfatti della risposta del ministro ed hanno ribadito la necessità di adottare iniziative concrete per garantire la regolarità del voto all’estero.

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