Renzi contende i voti a Berlusconi. Rischio governo tecnico

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi durante l'incontro ''Le ragioni del Sì'' presso il Lingotto, Torino, 27 novembre 2016. ANSA/ALESSANDRO DI MARCO
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi durante l'incontro ''Le ragioni del Sì'' presso il Lingotto, Torino, 27 novembre 2016. ANSA/ALESSANDRO DI MARCO
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi durante l’incontro ”Le ragioni del Sì” presso il Lingotto, Torino, 27 novembre 2016. ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

ROMA. – “Il rischio del governo tecnico c’è, è evidente”. Matteo Renzi ormai lo dice a chiare lettere. Se vince il No al referendum non solo resterà “la Casta”, ma potrebbero tornare gli “inciuci” o gli esecutivi alla Monti, “subalterni all’Europa”. E così lancia un messaggio che possa giungere anche alle orecchie degli elettori del centrodestra. Perché a sette giorni dall’apertura delle urne la partita è “apertissima”. E va combattuta “dappertutto”.

Anche a casa di Silvio Berlusconi, nello studio di Canale 5, dove il Cavaliere viene accolto da esplosioni di applausi e dal “Silvio, Silvio” a lui caro. “Vincerà il No poi faremo una legge elettorale proporzionale e andremo al voto”, lo sfida l’ex premier.

E Renzi avverte gli elettori tutti: l’esito sarebbe “un bel governo di inciucio per cambiare le poltrone” o un esecutivo alla Monti.

Nell’ultima domenica pre-elettorale un agguerrito corteo del No si snoda nel centro di Roma blindato, urla slogan contro il governo e fa bersaglio Bankitalia del lancio di uova. Ma non è il sintomo di un Paese lacerato: “Il 5 dicembre l’Italia tutta insieme dovrà andare avanti”, assicura Renzi dal ‘salotto’ Mediaset di Barbara D’Urso, dove si confronta con Berlusconi (“Purtroppo a distanza”, si rammarica).

Il leader di FI torna ad accusare il campione del Sì di essersi fatto “su misura” una riforma “inaccettabile”, mentre non si cura dei “15 milioni di italiani che sono poveri”. E spiega ai suoi elettori che per fare “il bene della democrazia” devono votare No a un governo “non eletto” (“Io ho preso 200 milioni di voti, lui 112mila”).

Mezz’ora dopo, Renzi si siede sulla stessa poltroncina bianca, scambia battute altrettanto cordiali con la padrona di casa, e prova a convincere il pubblico berlusconiano che potranno pur votare il Cavaliere alle prossime elezioni, ma intanto devono dire Sì per contrastare la Casta e la burocrazia.

“La gente non ne può più di un Paese bloccato: la Corte Costituzionale ci ha impedito di licenziare i furbetti del cartellino”, dice con riferimento alla bocciatura della riforma Madia. “L’occasione non ricapita: se vince il No vi guarderò con i pop corn discuterne per i prossimi 20 anni alla tv”.

Il premier lo dice in tv e lo ripete nei tre eventi di giornata a Torino, Monza e Bologna: il voto non è sul governo ma solo il Sì può evitare le sue dimissioni o l’arrivo di governi tecnici alla Monti (ma Mario Monti ribatte: “Resti anche se perde”). “Un ministro – racconta Renzi – in Cdm mi ha chiesto: chi ce l’ha fatto fare, ha senso giocarci tutto sulle riforme? Sì – è la risposta – il governo è nato per fare riforme attese da 35 anni”.

Riforme, come dice Enrico Zanetti, che se proposte al contrario non troverebbero alcun consenso: “se questa riforma fosse già in vigore – chiede – voi la cambiereste per riavere una seconda Camera doppione della prima, per aumentare i parlamentari, far tornare il Cnel?”.

Renzi assicura di non voler instillare “paura” negli elettori, ma dice a chiare lettere che una “ricaduta” sul governo col No ci sarebbe. E torna ad avvertire che la “vecchia guardia” sta giocando la partita per “tornare al governo”. Tra di loro anche alcuni esponenti del Pd, che sperano di giocarsi così il congresso interno, spiega. Ma di quello si parlerà dopo il 5 dicembre, dice a Sergio Chiamparino che gli chiede di “mettere mano” al partito perché non abbia solo “cultura di potere”. Mentre Matteo Richetti in tv dice che dopo il voto “nessuno caccerà” Bersani o D’Alema ma una scissione potrebbe esserci se “decidessero di rispondere alla loro coerenza”.

Intanto il Financial Times scrive che con il No otto banche italiane sarebbero a rischio fallimento. E fa discutere l’endorsement di Jean Claude Juncker al Sì: “Spero non vinca il No”, dice il presidente della commissione Ue, assicurando di non voler interferire. Ma i sostenitori del No insorgono: “Votano Sì JP Morgan, Goldman Sachs, le agenzie di rating, le consorterie europee e da oggi anche Juncker”, attacca Giorgia Meloni.

Questa e altre “bugie” del No, annuncia Renzi, saranno smontate in settimana da un “kit antibufale” sui social network. Anche i Cinque stelle, assicura il premier, con il “cervello” sono per il Sì perché il No “sbriciola i suoi stessi ideali”. “#IoDicoNo perché non voglio il Renzi solo al comando”, ribatte su Twitter Grillo. Mentre Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista provano a tranquillizzare gli elettori: “Se vince il No, non arrivano le cavallette”, ma “noi chiederemo il voto”.

(di Serenella Mattera/ANSA)

Lascia un commento