Cuba si ferma per Fidel, il lungo addio al Líder Máximo

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L’AVANA. – Cuba si ferma per dire addio a Fidel Castro. Un saluto lungo nove giorni fra il funerale ufficiale e l’addio del “suo” popolo. Un addio a due facce: i nostalgici sostenitori del Líder Máximo, il “poeta” e “filosofo”. E coloro che invece reclamano libertà e vogliono guardare avanti, lasciandosi alle spalle un passato controverso.

A Plaza de la Revolución, a L’Avana, i preparativi fervono in attesa della cerimonia pubblica di oggi e martedì. Migliaia di persone sono attese nella storica piazza, dalla quale Castro si è rivolto in tante occasioni ai cubani. La piazza voluta da Fulgencio Batista e inizialmente chiamata Plaza Cívica, e poi salita alle cronache mondiali con la rivoluzione di Fidel.

E’ qui che sono attese migliaia di persone a firmare i registri in onore del Líder Máximo, nell’ultimo omaggio al rivoluzionario di Cuba. Le transenne gialle vengono allestite nella piazza sotto lo sguardo attento dei militari che presidiano l’area. Al centro viene montato un palco. Molti i curiosi, molti i ‘rivoluzionari’ già arrivati a salutare il loro eroe.

“Non volevo crederci”, dice Alejandro, rievocando l’annuncio in tv di Raul. “Sono qui per dare il mio addio personale, tornerò anche domani”, assicura. Alejandro ripercorre alcune delle frasi storiche del ‘poeta’ Fidel e tutte le cose buone che ha fatto per Cuba. Ramon invece passa per la piazza per caso e non si dice colpito: “E’ finita un’era, se ne apre un’altra, forse migliore”.

L’addio ufficiale e finale, con tutti gli onori di Stato, si terrà il 4 dicembre a Santiago de Cuba, a 900 chilometri da L’Avana, con la sepoltura al cimitero di Santa Ifigenia. Un ultimo tragitto che Fidel farà in auto, ripercorrendo i suoi stessi passi, quelli che tantissimi anni fa lo portarono da Santiago a L’Avana e al potere.

Da qui a domenica prossima tutte le attività sono sospese, anche il campionato di calcio. Gli eventi in calendario cancellati. Tutta l’attenzione è per l’addio a Lui. L’Avana in queste ore è silenziosa. Le strade, solitamente rumorose e gioiose, stranamente tranquille. C’è un’aria di tristezza ma anche di riflessione. Riflessione sul futuro che attende l’isola, un futuro pieno di incognite.

“Di solito qui c’è sempre molta gente”, osserva una commerciante vicino Plaza de Armas, nell’area storica della città, a pochi passi dalla cattedrale. “Oggi è tranquillo, stranamente tranquillo”, aggiunge. In circolazione molti turisti nell’area di San Cristobal, alcuni già sull’isola quando è giunta la notizia: hanno cambiato i loro programmi per essere parte della storia.

Nella cattedrale la messa si svolge regolarmente, alla presenza di molti curiosi. Nello storico Hotel Nacional si ricorda il Líder Máximo e il suo novantesimo compleanno, festeggiato proprio lì il 13 agosto scorso. Lungo El Malecón, il famoso lungomare dell’Avana, tutto sembra andare avanti regolarmente, al di là dell’invasione delle televisioni straniere.

Ma regna uno strano silenzio, interrotto saltuariamente da cani randagi che abbaiano. Ai nostalgici del Líder Máximo, che vivono la sua scomparsa con dolore e speravano nella sua ‘eternità’, si contrappongono quanti vogliono scrivere una nuova pagina di storia, più aperta al mondo, e in grado di cambiare in meglio la vita dei cubani.

Due facce di una stessa isola: una che piange e una che vuole cambiare e aprirsi, uscendo dall’isolamento e guardando al mondo nel rispetto delle tradizioni. Due culture che si riflettono sui volti della gente: chi piange il leader e chi, senza dare troppo nell’occhio, nasconde un sorriso. E spera.

(dell’inviata Serena Di Ronza/ANSA)

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