Referendum 2016, la protesta di un connazionale

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Egregio
Sig. Mauro Bafile
Direttore della Voce D´Italia
Caracas

Le scrivo questa lettera per informarla dell´insopportabile “maltrattamento” ricevuto dal “NOSTRO” Consolato di Caracas, con la grave conseguenza, che grazie all´indolenza di un Funzionario, mi è stato negato il diritto a votare.
Inspiegabilmente solo mia moglie ha ricevuto la busta per votare per il Referendum del prossimo 4 Dicembre. Abbiamo ovviamente lo stesso indirizzo, ma la mia busta non è arrivata. Il giorno 24 Novembre alle 10 del mattino ero presente in Consolato per ritirare la mia busta.

Il solito protocollo: consegnare la “cèdula” d’identità, spegnere il cellulare, svuotare le tasche, depositare il tutto nella macchina e poi sedersi ad aspettare che qualcuno mi chiamasse. Passata un´ora e venti minuti e rendendomi conto che altri connazionali che arrivavano dopo di me ricevevano la busta per votare, decido di entrare per vedere cosa stava succedendo. L´impiegato addetto a far passare le persone mi dice che la mia cedula l´aveva consegnata allo sportello elettorale.

A questo punto, di fronte all´ingiustizia di cui ero vittima, chiedo al Funzionario che mi riconsegnasse la Cedula perché non volevo più aspettare e volevo andar via, anche perché francamente questa cosa mi aveva un po’ infastidito. Ai miei 76 anni (mancano due mesi per compierli) credevo di aver diritto a un po’ di considerazione.

Pensavo che una volta lì, il Funzionario, per correggere l´errore che era stato commesso nei miei riguardi, mi consegnasse la mia busta. E invece no. Mi e stato detto che se decidevo finalmente d’aspettare era come se fossi arrivato in quel momento. A questo punto ho deciso di andarmene perdendo così il mio Diritto Cittadino di Votare.

Per nostra sfortuna, per un errore político commesso dalla maggioranza dei Cittadini, viviamo in un Paese nel quale regna la maleducazione, la mancanza di rispetto per le Persone e le cose, dove si sono smarriti i valori morali, l´onestà e tutto quello che permette la civile convivenza.

Come Cittadino Italiano pensavo che essendo il Consolato territorio Italiano, tutte queste cose non accadessero, invece con molta delusione e dispiacere devo dire che non c´è nessuna differenza.

Spero che questa mia lettera serva di riflessione alle nostre ’Autorità Consolari e che noi, orgogliosi Cittadini Italiani, un giorno potremmo sentirci al Consolato come a casa nostra, come alla nostra amata Italia.
La ringrazio di cuore, distinti saluti

Giuseppe Finazzo
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