Riad frena sull’accordo Opec. Il greggio a 35 dollari?

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ROMA. – L’Arabia Saudita alza l’asticella per consentire un accordo nell’Opec che riduca la produzione mondiale di greggio, e il prezzo del barile scende ancora, con il rischio – avverte la banca d’affari JpMorgan – che si raggiungano presto i 35 dollari al barile nel caso in cui si riaccenda una battaglia fra i produttori per difendere le proprie quote di mercato.

L’intesa fra i Paesi del cartello dei produttori di greggio è un obiettivo a cui si lavora da mesi: per non perdere quote di mercato, i ‘Big’ petroliferi, specie quelli del Golfo riuniti attorno a Riad, hanno pompato oro nero per anni a prezzi bassissimi. Arrivando, proprio nel caso dei sauditi, a intaccare l’economia nazionale indebitandosi pur di non cedere terreno.

Una situazione che ha contribuito alle tensioni deflazionistiche nei Paesi occidentali e che è esasperata dallo scontro fra l’Arabia Saudita, il ‘dominus’ dell’Opec un tempo incontrastato, e l’Iran, Paese che si è riaffacciato sul mercato ufficiale dopo la fine dell’embargo grazie all’accordo sul nucleare sponsorizzato dall’America di Barak Obama.

Le speranze di un accordo fra i 14 membri dell’Opec avevano riportato il greggio sopra i 50 dollari nei mesi scorsi. Ma le quotazioni hanno presto abbandonato quella soglia dopo i primi segnali secondo cui i Sauditi alzano il tiro in vista della riunione dell’Opec a Vienna mercoledì.

Secondo fonti citate dal Financial Times l’Arabia Saudita a ottobre aveva accettato di tagliare del 4,5% la sua produzione di 10,5 milioni di barili al giorno. Ma in cambio Riad chiede che l’eterno rivale, l’Iran – reduce da un embargo decennale che ne ha piegato l’economia e ansioso di riconquistare terreno – congeli la propria produzione a 3,8 milioni di barili, cosa su cui Teheran non si è finora impegnata. Non solo, Riad pretende che anche altri produttori che non fanno parte del cartello, in particolare la Russia, taglino la produzione.

“Ci aspettiamo che la domanda si riprenda nel 2017, i prezzi si stabilizzeranno e tutto ciò avverrà senza un intervento dell’Opec”, ha detto il ministro del petrolio saudita, Khalid Al-Falih, secondo quanto riferisce la stampa saudita. “Penso che sia giustificato mantenere gli attuali livelli di produzione”, ha aggiunto.

Dichiarazioni che suonano come uno schiaffo ai tentativi di accordo a cui si è lavorato per anni, il cui fallimento aveva fatto parlare di un’Opec come organizzazione ormai moribonda. La posizione di Riad ha gelato i mercati, costringendo i ministri del petrolio dell’Opec a rincorrersi in frenetiche riunioni, e a chiedere alla Russia di partecipare con un taglio di 600.000 barili.

In molti sanno che c’è molta tattica negoziale nella posizione di Riad, che si è anche rifiutata di incontrare i produttori non Opec in un incontro programmato a Mosca. La Russia, per parte sua, è ferma nella posizione secondo cui prima serve un accordo Opec e poi la partecipazione dei non Opec.

Ma l’Opec ha abituato ai colpi di scena e così dopo il crollo di venerdì (-4%) e nonostante i rischi di un ribasso drastico senza accordo, il petrolio Brent riguadagna i 48,3 dollari a Londra (+2,41%). Sale anche il greggio Wti a New York, +2,45% a 47,20.

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