Monito Draghi, Europa casa costruita a metà, non stabile

draghi

BRUXELLES. – In un contesto dove “l’incertezza geopolitica è diventata la maggiore fonte di incertezza per i prossimi mesi”, è nell’interesse dell’Europa proseguire con il completamento dell’Unione economica e monetaria per “superare le vulnerabilità”. Perché “una lezione importante della crisi è che una casa costruita a metà non è stabile, è fragile”.

E’ il monito lanciato dal presidente della Bce Mario Draghi nel suo intervento all’Europarlamento, dove ha ricordato all’Italia che, sebbene abbia un debito “sostenibile”, non deve comunque “dormire sugli allori” in quanto “vulnerabile agli shock”, ma deve proseguire con le “riforme”. La fotografia del presente e le prospettive per il futuro sono più incerte che mai. Quindi, malgrado la buona resistenza dimostrata dai mercati, non è questo il momento di arrestare gli sforzi per completare riforme e costruzione Ue.

“Nel 2016 l’economia dell’eurozona ha dimostrato di essere resiliente nonostante le incertezze provenienti dall’ambiente politico ed economico”, ma “l’economia globale sta affrontando significative incertezze economiche e politiche” con una “crescita più lenta che prima della crisi”, ha analizzato Draghi.

Da sola, ha ribadito il presidente della Bce, la politica accomodante di Francoforte non può e non potrà bastare per mettere al sicuro la crescita dell’eurozona. “Lo stimolo della Bce è stato un ingrediente chiave della ripresa in corso”, ha sottolineato, ma “la politica monetaria non può essere” l’unica carta da giocare rimandando alla prossima riunione dell’8 dicembre del board che dovrà, secondo le attese di molti, allungare la scadenza del quantitative easing da marzo a settembre.

Se da un lato l’approccio fiscale positivo proposto dalla Commissione Ue va nella direzione delle “ulteriori misure” pro-crescita chieste da tempo dalla Bce, dall’altro si tratta di un provvedimento “legalmente non vincolante” perché il solo a fare fede resta il Patto di stabilità. Da qui la richiesta agli stati membri “a rischio di non conformità” (tra cui rientra l’Italia) sul bilancio e a chi ha spazio fiscale di “agire”.

E proprio l’Italia e le sue banche, con il referendum costituzionale di domenica, rischiano infatti di essere nel mirino di nuove potenziali turbolenze, hanno evidenziato numerosi interventi di eurodeputati di diversi gruppi politici e Paesi, incalzando Draghi sulla questione.

Il numero uno dell’Eurotower ha volutamente evitato risposte dirette, evidenziando il “modello” di reazione finora seguito dai mercati – come nel caso della Brexit e delle elezioni Usa – di turbolenze immediate poi rapidamente assorbite. “Il debito italiano è sostenibile”, ha assicurato Draghi, aggiungendo però che resta “vulnerabile agli shock”.

Per questo, ha sottolineato, “non è il momento di dormire sugli allori” ma al contrario “bisogna perseverare con gli sforzi sulle riforme”, ed è quindi “molto importante che l’Italia rispetti i suoi impegni”. E se sulle banche italiane e i potenziali spill-over del voto si è trincerato dietro un ‘no comment’ ripetuto, per Draghi la soluzione al problema di fondo di credibilità di cui soffre l’Ue e riflesso dai risultati elettorali nei 28, è una sola. Per “ridare fiducia” ai cittadini sulle prospettive del progetto europeo “occorre produrre risultati” tangibili, con “decisioni su quelle che sono le loro preoccupazioni” e con una “risposta collettiva” come erano soliti fare i “padri fondatori” Ue.

(di Lucia Sali/ANSA)

Lascia un commento