Il nuovo Italicum stretto fra il Sì e il No

Referendum:
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ROMA. – Una modifica dell’Italicum, con l’eliminazione del ballottaggio; un ritorno al proporzionale puro, come quella in vigore nella prima repubblica. Sulla carta sono queste le due proposte in campo per la riforma elettorale, avanzate rispettivamente dal Pd e dal fronte del Si, il primo, e dall’intero Fronte del No compresa la minoranza Dem, il secondo.

Ad essi si aggiunge un sistema proporzionale di collegio, come in Spagna, sostenuto dal solo M5s. L’esito del referendum darà probabilmente più forza ad una proposta piuttosto che all’altra, senza dimenticare che si attende anche il pronunciamento della Corte Costituzionale sull’Italicum, presumibilmente a gennaio.

In caso di vittoria del Sì la legislatura tenderà ad arrivare alla sua scadenza naturale (primavera 2018) e i tempi di riflessione potrebbero consentire di attendere il responso della Consulta. Anche se Berlusconi ha chiesto di potersi sedere al tavolo per discutere, Matteo Renzi non si fida più.

I numeri all’interno della maggioranza, nella quale andrebbe compresa la minoranza del Pd, sono sufficienti per un sistema a turno unico con collegi e un premio di maggioranza di circa 90 seggi.

Proposte di legge simili, anche se non identiche, le hanno presentate la minoranza del Pd, i “giovani turchi” di Matteo Orfini, Andrea Orlando e Ncd.

Il No accorcerebbe decisamente la legislatura, innanzitutto perché chiede il voto anticipato la maggioranza del fronte del No (M5s, l’ala di Fi interpretata da Renato Brunetta, Lega e Fdi), e soprattutto perché – si ragiona in ambienti parlamentari – sarebbe delegittimato il Parlamento che ha votato 6 volte una riforma bocciata dai cittadini.

I tempi della riforma elettorale sarebbero allora più convulsi. Il primo problema è che rimanendo il Senato, avremmo due sistemi diversi: l’Italicum alla Camera e il Consultellum per Palazzo Madama, un proporzionale puro con soglia all’8% su base regionale.

La vittoria al referendum dei proporzionalisti dovrebbe far estendere alla Camera il proporzionale puro. Ma è difficile pensare che tutti i deputati (280) e senatori Dem (90) che appoggiano Renzi si pieghino, e ad essi vanno aggiunti quelli di M5s. Sul blog di Grillo è infatti stato scritto che andrebbero bene anche le due attuali leggi, Italicum e Consultellum.

In caso di impasse si aspetterebbe la sentenza della Consulta a gennaio, oppure – come nel caso di successo del Si – si può ipotizzare un accordo dentro la maggioranza, per un sistema a turno unico, con collegi e premio di maggioranza. Le variabili politiche riguardano ovviamente l’inquilino di Palazzo Chigi.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)

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