Cubani con Fidel, ma ora rivoluzione economica

A woman holds a picture of late Fidel Castro during a rally at Revolution Plaza in Havana, Cuba, Tuesday, Nov. 29, 2016. (ANSA/AP Photo/Desmond Boylan) -------------------------------------------------------------------------------------------
A woman holds a picture of late Fidel Castro during a rally at Revolution Plaza in Havana, Cuba, Tuesday, Nov. 29, 2016.  (ANSA/AP Photo/Desmond Boylan) -------------------------------------------------------------------------------------------
A woman holds a picture of late Fidel Castro during a rally at Revolution Plaza in Havana, Cuba, Tuesday, Nov. 29, 2016.
(ANSA/AP Photo/Desmond Boylan)
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L’AVANA. – Il popolo di Fidel Castro si impegna a continuare la sua lotta, ispirandosi alle sue idee. E guarda avanti, cercando ora una rivoluzione economica che garantisca una vita migliore ai cubani, nel rispetto delle tradizioni. ”Abbiamo molto: abbiamo un sistema sanitario per tutti e di qualità, abbiamo l’istruzione con un tasso di alfabetizzazione al 100%. Il tasso di mortalità infantile è inferiore a quello degli Stati Uniti. Ora dobbiamo sviluppare l’economia” dice Fidel, un ragazzo che lavora all’hotel Santa Isabel, nella Plaza de Armas, a L’Avana Vecchia.

”Il Comandante en Jefe è nostro padre, ci ha regalato quello che abbiamo. Sta a noi ora fare un passo avanti. Con Raul c’è continuità nella politica, ma dobbiamo crescere: il popolo ne ha bisogno” spiega.

Il potenziale arrivo degli americani è visto con speranza: ”Hanno soldi da investire” aggiunge Abel, studente all’ospedale universitario di L’Avana, ricordando però come gli americani hanno ”sempre cercato di fregarci, dobbiamo fare attenzione”.

La storia di Cuba, dicono, va rispettata altrimenti la battaglia del Lider Maximo sarà persa. ”Dobbiamo compiere, e compiere bene, la missione che si ha lasciato da svolgere” aggiunge Abel. Ma è necessario aprirsi maggiormente verso l’esterno, non ci sono alternative.

L’economia cubana è basata sui servizi, sui servizi legati al turismo e continua a svilupparsi, anche se lentamente. Solo lo scorso anno hanno visitato Cuba più di quattro milioni di persone, ma ”il nostro potenziale è maggiore” osserva Fidel, citando tutti gli alberghi in costruzione a L’Avana con investimenti stranieri, le opere infrastrutturali alle quali si lavora.

Il potenziale dell’isola è ”enorme. Una volta che cadrà l’embargo o sarà allentato possiamo crescere in molti settori” è convinto Fidel, che guarda al futuro con ottimismo. ”Siamo felici con quello che abbiamo ora, e possiamo solo stare meglio” aggiunge.

Ma la storia ”ci ha insegnato a stare sul chi va là”: l’arrivo dei dollari americani di sicuro porterà benessere, ma ”non dobbiamo fidarci, non vogliamo diventare una colonia degli imperialisti” osserva Abel. In molti settori come la scienza e la ricerca ”siamo all’avanguardia”, ma dal punto di vista economico ”non possiamo continuare a metterci contro alla prima economia mondiale”.

L’ingresso degli americani nell’economia cubana deve essere controllato, con paletti rigidi in modo che non si traduca in una colonizzazione. L’arrivo delle compagnie aeree statunitensi è un passo in avanti, così come lo sbarco di Airbnb e Starwood. Ma la strada è lunga: ”serve investire nelle telecomunicazioni. Il settore immobiliare può crescere. Con le infrastrutture adatte il numero dei turisti può aumentare, e la nostra vita migliorare perché il turismo è la nostra fonte di guadagno”.

Insomma Fidel e Abel, in Plaza de la Revolucion per dare l’ultimo saluto al Comandante en Jefe, guardano avanti così come tutto il popolo cubano, che orgogliosamente chiede pero’ il rispetto, anche della superpotenza americana.

(dell’inviata Serena Di Ronza/ANSA)

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