I socialisti calano le carte, Pittella per l’Eurocamera

Gianni Pittella
Gianni Pittella
Gianni Pittella

BRUXELLES. – Un candidato italiano anti-austerità, con la benedizione di Matteo Renzi e di tutta la famiglia socialista europea: per la corsa alla successione di Martin Schulz alla presidenza dell’Eurocamera scende in campo uno dei pesi massimi dell’arena di Strasburgo, il Pd Gianni Pittella.

Votato all’unanimità dal gruppo che presiede, quello dei socialisti e democratici (S&D), Pittella si presenta forte del consenso del premier italiano ma anche del presidente francese Hollande, del numero uno del Partito socialista europeo Sergei Stanichev, e di altri big: dal commissario Moscovici all’alto rappresentante Mogherini. Tutti consultati al telefono dallo stesso Pittella.

Una candidatura che fa sfumare, almeno per ora, soluzioni di compromesso ipotizzate nei giorni scorsi e che prefigura invece un duro braccio di ferro con l’altra grossa famiglia politica europea, quella dei popolari, avviata secondo voci sempre più insistenti a candidare il proprio capogruppo, il tedesco Manfred Weber, campione delle posizioni più rigoriste. Il gruppo del Ppe dovrà pronunciarsi ufficialmente sul suo candidato durante la prossima riunione a Strasburgo, il 13 dicembre.

Ed anche se ancora circola il nome del vicepresidente popolare del Pe Antonio Tajani come possibile outsider, è proprio quello di Weber a prendere piede sebbene non manchi una ‘fronda’ interna al partito. Tanto che l’eurodeputata Alessandra Mussolini ha lasciato il gruppo dei popolari anche in polemica contro una probabile candidatura del tedesco.

Quella per la presidenza del Parlamento si delinea dunque come una partita sulla futura visione dell’Europa e sulla tenuta della ‘grande coalizione’ Ppe-Pse in versione Ue che riflette anche la battaglia portata avanti a Bruxelles dal governo italiano: “Occorre aprire una fase nuova”, attacca Pittella. “Serve una svolta progressista e vogliamo archiviare l’austerità”.

Ma è anche una mano di Risiko sul delicato equilibrio tra le tre principali istituzioni europee, rotto dall’addio del socialista Schulz. “Non accetteremo mai un monopolio dei popolari”, ribadisce Pittella. “Una delle tre presidenze deve andare alla famiglia socialista”.

A guidare Commissione e Consiglio europeo sono infatti due Ppe, Jean Claude Juncker e il polacco Donald Tusk. Punto fermo dei socialisti è che la presidenza del Parlamento vada ancora a loro. Oppure quella del Consiglio europeo, con un eventuale passo indietro di Tusk.

Un tavolo, quest’ultimo, su cui a giocare saranno le cancellerie europee e che sarà tra gli argomenti caldi del prossimo vertice dei capi di Stato e di governo in programma il 15 e 16 dicembre. Pittella, in ogni caso, presenta la sua come una candidatura vera, non come una mossa per ottenere un vantaggio tattico in un negoziato tra Stati per un avvicendamento sulla poltrona più alta del Consiglio europeo.

E secondo molti, in Parlamento, Pittella potrebbe riuscire a coagulare intorno al suo nome una maggioranza trasversale. Se il 17 gennaio riuscisse a farsi proclamare presidente, sarebbe il primo italiano a ricoprire l’incarico da quando l’assemblea di Strasburgo è eletta a suffragio universale, vale a dire dal 1979. E l’Italia avrebbe una sponda in più a Bruxelles contro il rigore targato Merkel-Schauble.

(di Salvatore Lussu/ANSA)

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