Crisi “al buio”, le opzioni previste dalla Carta

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ROMA. – “Alle sorti del governo provvederà il presidente della Repubblica e noi ci rimettiamo alla sua saggezza”. Matteo Renzi ha affidato domenica notte, come contempla la Costituzione, la gestione della crisi di governo al Capo dello Stato Sergio Mattarella. Si tratta di una “crisi al buio” ed extraparlamentare ciò non nata da un formale voto di sfiducia del Parlamento che ha un precedente nelle dimissioni del marzo 2000 dell’allora Presidente del Consiglio Massimo D’Alema dopo un cattivo risultato elettorale alle Regionali.

A condizionare ulteriormente il “buio” di una crisi che non ha precedenti ci sono quelle incombenze istituzionali “irrinunciabili” evocate oggi da Mattarella riguardanti la legge di Bilancio e il rebus delle diverse leggi elettorali di Camera e Senato.

Se le dimissioni di Matteo Renzi saranno “irrinunciabili” le possibili strade che avrà il Colle saranno segnate proprio da quel percorso che fissa la Costituzione: o un nuovo esecutivo, con a capo un esponente dello stesso partito di maggioranza dopo rapide consultazioni, o un “governo di scopo” che provveda a risolvere le principali incombenze che attendono il nuovo inquilino di Palazzo Chigi, oppure, ma al momento sembra l’ipotesi più remota, lo scioglimento delle Camere.

Il presidente della Repubblica infatti, dopo le consultazioni (leader di partito, capogruppo parlamentari, presidenti di Camera e Senato, eventualmente soggetti sociali) può adottare diverse soluzioni in caso di crisi di governo;

1.Rinvio del governo alle Camere per la formale verifica della sussistenza del rapporto fiduciario alla Camera e al Senato;

2.Governo-bis: nomina di un nuovo governo, presieduto dallo stesso presidente del Consiglio dei ministri, con eventuali modifiche della compagine ministeriale;

3.Nomina di un nuovo Presidente del Consiglio all’interno della stessa maggioranza;

4.Governo del presidente o “di scopo” con guida affidata ad una personalità a forte identità istituzionale come presidente del Consiglio dei ministri;

5.Governo “tecnico”: esecutivo costituito da esperti, ma estranei alla vita politica in quanto tale.

6.Elezioni anticipate: il presidente della Repubblica scioglie le Camere ed indice nuove elezioni.

La prima possibilità sembra remota, almeno visto il discorso netto fatto da Renzi nell’annunciare le sue dimissioni. Se Mattarella decidesse di accettare le dimissioni di Renzi tutte le ipotesi contemplate sarebbero “agibili” per il Colle tenendo sempre conto di quelle “esigenze istituzionali” subito ricordate a tutti.

Al termine delle consultazioni, Mattarella indicherebbe il nome del presidente del Consiglio incaricato, che per consuetudine accetta “con riserva” l’incarico, per verificare la ‘fattibilità’ di un governo. Sciolta la riserva, presenterebbe la lista dei ministri al Presidente della Repubblica, giurerebbe e si presenterebbe alle Camere con un programma di governo ampio (nel caso di governo politico) o “di scopo” (per la riforma della legge elettorale e altre eventuali priorità indicate dal Quirinale).

(Di Paolo Cucchiarelli/ANSA)