I mercati resistono al No, Piazza Affari e spread tengono

Entrata del Palazzo della Borsa di Milano vista dall'interno con la parola BORSA
Piazza Affari Palazzo della Borsa .
borsa(archivio) - P.zza Affari Palazzo della Borsa - Fotografo: tamtam
borsa(archivio) – P.zza Affari
Palazzo della Borsa – Fotografo: tamtam

MILANO. – Un po’ come è successo con l’elezione a sorpresa di Trump: i mercati hanno reagito dapprima molto nervosi alla vittoria del No al referendum oltre le previsioni e all’annuncio delle dimissioni del presidente del Consiglio, ma in breve si sono rimessi a guardare al futuro. Cioè alle decisioni attese per giovedì dalla Bce e ai prossimi passaggi della politica dell’Italia, che non ha registrato particolari problemi tensioni sui titoli di Stato, accusando solo qualche scivolone tra i gruppi bancari di Piazza Affari.

La Borsa di Milano, partita debole con un calo di quasi il 2%, è tornata sulla parità in meno di un’ora per poi accusare una nuova corrente di vendite nel primo pomeriggio, concludendo con una limatura dell’indice Ftse Mib dello 0,2%.

I problemi sono arrivati come previsto nel settore del credito: i cali più evidenti sono accusati da Bpm e Banco Popolare, che hanno ceduto oltre il 7%. Male anche Mps in calo del 4,2% dopo la notizia del rinvio della firma del contratto per l’aumento di capitale e Unicredit, in ribasso del 3,4% alla vigilia del consiglio d’amministrazione straordinario e dopo l’avvio delle trattativa in esclusiva per cedere Pioneer Investments ad Amundi. Negli altri settori segni anche ampiamente positivi: Fca ha registrato un rialzo del 4,6%, bene anche Buzzi Unicem (+4,4%) e Leonardo, salita di oltre tre punti percentuali.

Come sempre la tensione sulle banche parte dai titoli di Stato, per i quali la Bce aveva comunque pronto il ‘paracadute’ in caso di fortissima speculazione su Btp e dintorni. A fine seduta il bond di riferimento decennale ‘made in Italy’ ha registrato una crescita del rendimento di otto punti base, avvicinandosi al tassi psicologico del 2%. Ma le contemporanee vendite anche sui prodotti di Francia (+7 ‘basis point’) e Germania (+5) hanno permesso allo spread di tenere a quota 165, sancendo un risultato da giornata ‘normale’.

L’Agenzia di rating Fitch registra un aumento dell’incertezza politica che si aggiunge ai timori sul sistema bancario, alla crescita debole e all’alto debito pubblico. Ma – aggiunge – il ‘no’ al referendum ”non innescherà, di per sè, un’ immediata azione sul rating sovrano dell’Italia”.

Effetti referendari ancora più limitati in Europa e nel mondo: l’indice Euro Stoxx che fotografa l’andamento dei listini del Vecchio continente ha chiuso in crescita dell’1,2%, con Francoforte che è stata la Borsa migliore in rialzo finale dell’1,6%, seguita da Parigi in aumento di un punto percentuale e da Londra con un guadagno dello 0,2%. Positiva anche la chiusura di Vienna (+0,9%) dopo la vittoria delle elezioni presidenziali del ‘liberal’ europeista Alexander Van der Bellen e in tenuta anche la prima parte di seduta di Wall street.

“I mercati hanno reagito in modo calmo, non sembra esserci motivo per un’azione d’emergenza”, commenta il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem. Nessuno in realtà pensa a un intervento di questo genere da parte della Bce, anche perché Francoforte ha un problema politico’.

Secondo diversi analisti infatti la quota del debito dei Paesi dell’euro che avrebbe raccolto in questi ultimi anni sarebbe italiana per circa un quarto del totale: per statuto non può superare il 33% per singola nazione. Draghi avrebbe quindi potere non assoluto in caso di crollo dei Btp, ma i mercati hanno visto nel rischio di instabilità italiana un motivo in più perché la Bce prolunghi i suoi interventi e non annunci l’avvio del temuto ‘tapering’, cioè il progressivo allentamento degli acquisti.

Pochi gli effetti finali anche su oro ed euro, che era partito assai debole, con gli analisti che sembrano concordi nel pensare che il risultato referendario e l’incertezza politica siano un ostacolo soprattutto per la ricapitalizzazione delle banche, anche se in giro c’è tanta liquidità e presto potrebbe essercene ancora di più: “Ci aspettiamo che la Bce giovedì annunci un’estensione del suo programma mensile di acquisto per altri sei mesi oltre il marzo 2017 per 80 miliardi”, commenta Paul Hatfield, chief investment officer di Alcentra.

(di Alfonso Neri/ANSA)

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