Consulta, tempi brevi per la sentenza sull’Italicum

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ROMA. – Nell'”affaire” Italicum, i tempi hanno un ruolo di primo piano e quelli di pubblicazione della sentenza della Corte Costituzionale, su cui sono ormai puntati gli occhi, potrebbero essere piuttosto brevi. Dopo l’udienza del 24 gennaio, quando uscirà una sintesi della decisione, già nel giro di una settimana la sentenza con le motivazioni potrebbe essere pubblicata in Gazzetta Ufficiale, acquistando efficacia.

Niente impedisce ai giudici di prendere tempo, ma diverse fonti concordano nell’indicare che l’iter sarà rapido. Il caso, del resto, era già stato ampiamente vagliato dal relatore, il giudice Nicolò Zanon, in vista dell’udienza di ottobre, poi rinviata; e ora è inevitabilmente oggetto di confronti informali. Quindi non è escluso che a fine gennaio, primi di febbraio ci sia la decisione.

E questo può ovviamene incidere su eventuali dinamiche di voto. Ma più che i tempi, interessano i contenuti e le aspettative che si sono appuntate sulla Corte sono molto alte. Forse troppo. “La Consulta può eliminare alcuni aspetti, non riscrivere l’Italicum”, fa notare il presidente emerito Ugo De Siervo.

Che la legge venga riscritta, c’è chi lo spera. In primis chi, in un sistema tripartito, teme una vittoria dei Cinquestelle, che per altro apprezzano ora una legge prima avversata. Ma non tutte le istanze politiche possono trovare copertura giuridica: ci sono cose che spettano al legislatore. E la Corte potrebbe anche dichiararsi incompetente su una legge mai applicata.

Il ballottaggio, vero snodo, esiste in sistemi elettorali stranieri ed è adottato per le amministrative in Italia: la Consulta difficilmente potrà intaccarlo in sé per sé. Semmai agirà sul meccanismo che, al secondo turno, assegna il premio di maggioranza a chi vince, consegnandogli 340 seggi; e potrebbe o agganciare il premio a un quorum di voti sotto il quale non scatta, o ritenerlo eccessivo perché non rappresenta la reale consistenza degli elettori e imporne una riduzione. Il che potrebbe comunque richiedere un intervento del legislatore che definisca dove riposizionare l’asticella.

La Corte interverrà probabilmente anche sui capilista, sbarrando la strada alle candidature multiple. Ma questo è un capitolo meno spinoso. Renzi ha dato le dimissioni e Mattarella ha aperto le consultazioni. Una domanda lecita è se, con un nuovo governo, possa cambiare il mandato affidato all’Avvocatura dello Stato, e nello specifico a Vincenzo Nunziata, per ‘difendere’ l’Italicum.

Il 3 gennaio scadranno i termini per le parti, Avvocatura compresa, per depositare memorie. Ma difficilmente cambierà il quadro già definito: sarebbe una mossa troppo esplicita. Quanto ai giudici costituzionali, con Giuseppe Frigo che si è dimesso sono in 14, numero pari, e in caso di parità al voto, quello del presidente Grossi vale doppio. Ma è uno scenario che non non dovrebbe materializzarsi.

(di Eva Bosco/ANSA)

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