Il Papa rinnova l’appello per il disarmo e contro le armi nucleari

CITTA’ DEL VATICANO. – “La non violenza praticata con decisione e coerenza ha prodotto risultati impressionanti”. E quando le donne, come nel 2003 la liberiana Leymah Gbowee e le sue compagne, diventano leader di una non violenza “creativa e attiva”, la storia può virare verso la pace. Il ruolo delle donne per costruire la pace è uno degli elementi di novità del messaggio di papa Francesco per la Giornata mondiale della pace: cita la pacifista Gbowee insieme con Gandhi, con il “Gandhi pakistano” Ghaffar Khan, con Martin Luther King e Madre Teresa.

Il messaggio, – intitolato “La non violenza: stile di una politica per la pace” – contiene anche un rinnovato appello del Pontefice per “il disarmo” e contro “le armi nucleari”, e l’indicazione della non violenza come “programma” e come “sfida” per tutti i politici, le istituzioni internazionali, i dirigenti e i media del mondo.

Il testo è stato presentato dal cardinale Peter Turkson e da mons. Tomasi. Turkson non esclude che su non violenza e pacifismo “la riflessione venga approfondita”. “Non posso escludere a priori – ha detto il cardinale ai giornalisti – che si arrivi a una enciclica, e ci può essere anche in mezzo un sinodo, visto anche il collegamento tra la violenza e le migrazioni, questa possibilità esiste”.

Il porporato ha anche detto che si lavora a un approfondimento “del concetto di guerra-giusta” perché quello attuale “non è adeguato”. “La non violenza – ha precisato Turkson – può avere anche forme di pacifismo, ma il nostro modello di non violenza è Gesù: altrimenti la gente può dire che la non violenza non è praticabile, mentre Gesù l’ha praticata, quindi tra i cristiani manca un po’ di formazione su questo”.

Con Gbowee, ricorda nel messaggio papa Francesco, “migliaia di donne liberiane hanno organizzato incontri di preghiera e protesta non violenta ottenendo negoziati di alto livello per la conclusione della seconda guerra civile in Liberia”.

Ai leader va in particolare l’invito papale a “non scartare le persone, danneggiare l’ambiente o voler vincere a ogni costo”, ma “sopportare il conflitto, risolverlo e trasformarlo in anello” di un “nuovo processo”. Per supportare la sua idea di “non violenza come stile per una politica di pace”, papa Francesco ricorda anche come “quando sanno resistere alla tentazione della vendetta, le vittime della violenza possano essere i protagonisti più credibili di processi non violenti di costruzione della pace”.

Il Papa, – che nel messaggio cita ampiamente la predicazione sulla non violenza di papa Ratzinger, ricorda l’Osservatore romano, si innesta sulla grande intuizione montiniana – rimarca che “essere veri discepoli di Gesù significa oggi aderire anche alla sua proposta di non violenza”.

E ricorda madre Teresa di Calcutta che “ha fatto sentire la sua voce ai potenti della terra, perché riconoscessero le loro colpe dinanzi ai crimini dinanzi ai crimini (rpt) della povertà creata da loro stessi”. Ricorda poi i risultati ottenuti con la non violenza nel “decennio epocale conclusosi con la caduta dei regimi comunisti in Europa”, supportata dalla predicazione per la pace di Giovanni Paolo II.

“La Chiesa – ricorda il Pontefice – si è impegnata per l’attuazione di strategie nonviolente di promozione della pace in molti Paesi, sollecitando persino gli attori più violenti in sforzi per costruire una pace giusta e duratura”, ma “questo impegno a favore delle vittime dell’ingiustizia e della violenza non è un patrimonio esclusivo della Chiesa Cattolica”, è invece “proprio di molte tradizioni religiose, per le quali ‘la compassione e la nonviolenza sono essenziali e indicano la via della vita’”.

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