I prestiti alle imprese tornano a salire

NEW YORK. – I prestiti alle imprese tornano a salire. Continua la crescita di quelli alle famiglie. Ma per le banche italiane le prospettive sono negative: Moody’a rivede al ribasso l’outlook da stabile, prevedendo maggiori necessità di capitale e un possibile indebolimento della fiducia dopo la vittoria del ‘no’ al referendum. L’analisi di Moody’s è chiara: la riduzione dei crediti con problemi da parte delle banche sarà graduale, fra la scarsità di risorse e il poco appetito degli investitori. Ma anche in presenza di condizioni operative che non giocano a favore del settore, con la crescita dell’Italia che resta al di sotto degli altri paesi europei.

”Il successo della ricapitalizzazione delle banche italiane dipenderà anche dal loro modello di business e dalla fiducia del mercato, che potrebbe essere messa a rischio dall’aumentata incertezza politica dopo il ‘no’ al referendum. A questo si aggiunge che una mancata ricapitalizzazione di una banca debole come Monte dei Paschi di Siena potrebbe ulteriormente mettere in pericolo la fiducia” afferma Moody’s. La fotografia del settore scattata dalla Banca d’Italia mostra invece una ripresa dei prestiti alle imprese, saliti in ottobre dello 0,5%, contro lo 0,2% del mese prima. Continua anche la crescita dei prestiti alle famiglie (+1,6%).

Per le imprese era da maggio che non si verificava una variazione positiva. Notizie positive anche sul fronte delle sofferenze lorde, scese a ottobre a 198,6 miliardi, contro i 198,9 di settembre e i 200,1 miliardi di agosto. Un dato che è stato subito colto dal presidente dell’Abi Antonio Patuelli, che si è detto sicuro di una riduzione degli stock di Npl a fine anno.

Prendendo spunto dal piano di Unicredit, che ha annunciato cartolarizzazioni per 17,7 miliardi di sofferenze, su cui peraltro non ha voluto fare commenti, Patuelli ha poi evidenziato lo “sforzo da parte delle più grandi banche per ridurre gli stock dei crediti deteriorati accumulati negli anni della crisi”. Ma i problemi non sono finiti.

Proprio oggi l’Abi ha annunciato nel 24/o Rapporto sul Lavoro “riorganizzazioni aziendali e interventi strutturali” per le banche, costrette a reagire ad uno scenario di “crescita stabile seppur modesta e di inflazione in graduale recupero, ma ancora troppo bassa”, alle sfide della “innovazione tecnologica” e ad una “spinta iper regolatoria dell’Ue”.

Le banche, secondo l’Abi, debbono fare i conti con “profondi cambiamenti del modo di relazionarsi con la clientela, attraverso il potenziamento di canali innovativi che utilizzano le nuove tecnologie e modificano, riducendola, la funzione della rete tradizionale con conseguente progressiva diminuzione del numero degli sportelli fisici”.

Messe alla prova le banche, secondo l’Abi hanno prodotto “sforzi straordinari, senza ricorrere mai a fondi pubblici, con grandi accantonamenti a fronte dei costi della crisi e con aumenti di capitale, in attesa che un’adeguata redditività bancaria favorisca circuiti virtuosi”.