Le mosse della Fed affossano l’euro, scivola ai minimi da 14 anni

NEW YORK. – La svolta della Fed ha già fatto una vittima: l’euro, ai minimi da 14 anni e a un passo dalla parità col dollaro, mai così forte dal gennaio 2003. E’ la conseguenza più evidente, al momento, della mossa della banca centrale statunitense che – per la seconda volta dal 2008 – ha alzato il costo del denaro di un quarto di punto.

Ma che soprattutto – questa la vera sorpresa – ha previsto altri tre rialzi dei tassi entro il 2017, accelerando sulla strada della normalizzazione dopo la grande crisi degli anni passati. Fino ad oggi le strette previste nei prossimi mesi erano due. Ma i rischi di una crescita dell’economia troppo veloce con l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca ha convinto Janet Yellen e gli altri membri del board della Federal Reserve a prendere una decisione che possa fare da contrappeso alle politiche della nuova amministrazione.

Il risultato per il momento è un super-dollaro che guadagna su tutte le principali valute internazionali e sull’oro, preoccupando soprattutto le imprese americane che esportano. Con la moneta unica europea che invece scivola sotto quota 1,04 sul biglietto verde, arrivando a 1,0367 dollari.

Ma l’effetto Fed si è fatto sentire anche sulle obbligazioni, con una accelerazione ovunque delle vendite dovuta agli alti rendimenti. Questi ultimi sono ai massimi dal 2014 per i Treasury bond a dieci anni. Mentre per effetto di quel fenomeno chiamato “rotazione” sui mercati si moltiplicano gli acquisti delle azioni, soprattutto di quelle del settore finanziario, con gli investitori che scommettono su un aumento dei profitti delle grandi banche dovuto al rialzo del costo del denaro.

Così i mercati borsistici volano, con Milano la migliore d’Europa, spinta appunto dai titoli bancari. Piazza affari chiude con un +2,09%, mentre Francoforte si ferma all’1% e Londra allo 0,7%. Sull’altra sponda dell’Atlantico prosegue la sua marcia a passo di record Wall Street, con il Dow Jones che arriva a un soffio dalla pietra miliare dei 20 mila punti trainato dai titoli finanziari, a partire da quello di Goldman Sachs.

Una corsa che pare non fermarsi più quella della Borsa di New York – compresi gli indici Nasdaq e S&P500 – sulle ali di quello che oramai è assodato essere una sorta di “effetto Trump”, con gli investitori che credono in un ulteriore balzo dell’economia con la nuova amministrazione. E l’accelerazione della Fed sulle strette sembrerebbe dar loro ragione. Anche se non sono in pochi gli analisti a temere lo spettro di una bolla sui mercati pronta prima o poi a esplodere.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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