Cina, contraerea e batterie antimissile sulle sette isole artificiali

PECHINO. – L’artiglieria pesante antimissile e da contraerea, insieme ad altri sistemi di difesa, sono stati installati su tutte e sette le isole artificiali costruite da Pechino nel mar Cinese meridionale: dalle immagini satellitari esaminate dal Center for Strategic and International Studies è emerso lo scenario da “militarizzazione” della regione, malgrado le rassicurazioni date lo scorso anno dal presidente Xi Jinping.

“Queste armi e le installazioni militari mostrano che Pechino è seriamente alle prese con la difesa delle isole artificiali in caso di ‘contingenza armata’ nel mar Cinese meridionale”, ha denunciato il think tank Usa nel suo rapporto, altro potenziale scossone ai rapporti Usa-Cina in aggiunte a quelle assestate dal presidente eletto Donald Trump.

“Tra l’altro, sarebbero l’ultima linea di difesa contro i missili lanciati dagli Usa o da altri su queste basi aeree destinate a essere operative molto presto”.

La Cina, rispondendo sul punto, ha rivendicato il diritto a realizzare alcune strutture militari sulle “sue isole” nel mar Cinese meridionale, parte integrante del “suo territorio”, ha osservato il portavoce del ministero degli Esteri Geng Shuang.

“Se la costruzione di normali strutture e il dispiegamento di impianti necessari alla difesa territoriale sulle sue isole è considerata militarizzazione, cosa sarebbe la navigazione di flotte militari nel mar cinese meridionale?”, ha aggiunto Geng riferendosi alla campagna dell’amministrazione di Barack Obama sulla “libertà di navigazione”.

La posizione cinese, quindi, si attesta sulle posizioni note delle strutture militari essenziali e funzionali all’auto-difesa. Secondo il think tank, tuttavia, sugli isolotti di Fiery Cross, Mischief e Subi, nelle Spratly, sono state rilevate costruzioni identiche a forma esagonale da giugno e da luglio, e “sembra adesso che le strutture siano un’evoluzione di fortificazioni militari già realizzate in forma più piccola sugli isolotti di Gaven, Hughes, Johnson e Cuarteron”.

La Cina ha nei mesi scorsi costruito piste aeree e sistemi radar alle Spratly, in una mossa che ha raccolto la condanna dei Paesi dell’area (Vietnam e Filippine in testa) che hanno dispute territoriali con Pechino, e di Usa e Giappone per il tentativo di cambiare lo status quo regionale con la forza.

Il portavoce del Dipartimento di Stato americano John Kirby ha evitato commenti diretti sul rapporto, definito “questione da intelligence. Dovreste consultare il governo cinese per sapere cosa queste immagini possano significare o non significare. Noi – ha aggiunto – abbiamo costantemente invitato la Cina e gli altri Paesi a impegnarsi in una pacifica soluzione delle dispute evitando ulteriori rivendicazioni territoriali, costruzioni, nuovi impianti e la militarizzazione”.

L’intero dossier finirà nel faldone Usa-Cina di Trump.

(di Antonio Fatiguso/ANSA)

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