Ira di Trump contro Vanity Fair: “Licenzierò il direttore”

NEW YORK – Donald Trump contro Vanity Fair. E’ l’ultima guerra lanciata a colpi di tweet dal presidente eletto americano, dopo che la rivista patinata ha bollato in un articolo il Trump Grill come “il peggior ristorante d’America”. Secondo l’autrice della recensione, Tina Nguyen, la steak house – situata all’interno della Trump Tower sulla Quinta Strada di Manhattan, aperta solo per pranzo e il cui prezzo medio di un hamburger è di venti dollari – come Trump è una “versione scadente del ricco”, dal menù al kitsch dell’arredamento. Descrivendo il suo pasto, inoltre, la Nguyen ha scritto che il ripieno dei suoi gnocchi era fatto di “interiora flaccide di color grigio”, mentre la bistecca era stracotta.
La giornalista non ha risparmiato neanche le patate, descritte come “un corpo morto all’interno di un furgoncino a forma di bistecca”. Insomma quanto è bastato per mandare su tutte le furie Trump, il quale non ha aspettato neanche che il numero fosse in edicola per minacciare di licenziare il direttore Graydon Carter, oltre che affermare che Vanity Fair va male nelle vendite.
“Qualcuno di voi – ha twittato il neo presidente eletto – ha dato uno sguardo ai numeri mediocri della rivista Vanity Fair? Vanno giù, grosso guaio, morta! Graydon Carter, non è un talento, sarà fuori!”.
In realta’ non è la prima volta che Trump e Carter vengono allo scontro. Negli anni ’80, il direttore, che tra le altre cose è anche co-fondatore della rivista satirica ‘Spy’, definì Trump come un volgare dalle dita corte mentre in un articolo su GQ aveva sottolineato che il magnate aveva delle mani straordinariamente piccole. E si sa quanto Trump sia particolarmente suscettibile alle battute sulle sue mani. Durante uno dei dibattiti per le primarie presidenziali l’allora candidato repubblicano Marco Rubio disse che non ci si poteva fidare degli uomini con le mani piccole, riferendosi proprio a Trump. La risposta di Trump fu perentoria.
“Guardate queste mani? Vi sembrano piccole? Se sono piccole qualcos’altro deve essere grande”.
Gina Di Meo/ANSA

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