Grasso, basta con la politica autoreferenziale. No al voto subito per le velleità dei leader

Il presidente del Senato Pietro Grasso ANSA / MAURIZIO BRAMBATTI
Il presidente del Senato Pietro Grasso
ANSA / MAURIZIO BRAMBATTI

ROMA. – Ora che la “buriana” del referendum è passata, il presidente del Senato Pietro Grasso coglie l’occasione dello scambio di auguri natalizi con la stampa parlamentare per togliersi i numerosi sassolini che aveva nelle scarpe e che lo facevano soffrire in silenzio da mesi. E lo fa bacchettando tutti, dai partiti che hanno ridotto il dibattito politico a “un’arena per lo scontro di personalità ipertrofiche”, alla stampa che non dovrebbe mai “fare gioco di sponda con il potere politico od economico” e “non dovrebbe ascoltare una fonte sola”.

Poi, conclusa l’ufficialità del discorso, si concede una battuta con chi lo avvicina per avere un commento su referendum e vicende giudiziarie che interessano Roma e Milano in queste ore: “Quanti di voi mi avevano appellato come “l’ultimo presidente del Senato?” chiede sorridendo. “E invece no, non sono stato l’ ultimo imperatore. Sono qui..”, e altri verranno dopo di lui.

Palazzo Madama, dopo la vittoria del No, resta in piedi e nel pieno delle sue funzioni, pronto a rimettersi al lavoro “in tempi rapidi” perché “sarebbe grave”, insiste Grasso, se l’ esame delle decine di provvedimenti bloccati in Senato non dovesse riprendere.

Prima di tutto, Pietro Grasso, esprime “un giudizio severo” sulla cultura politica emersa in questa campagna referendaria che si è “distinta per eccessiva lunghezza, toni esagerati, allarmismi smentiti dai fatti, slogan vuoti e fuorvianti da entrambi i fronti, promesse e minacce”. E si appella alle forze politiche affinché nessuno si appropri “con troppa facilità” dei 19 milioni e mezzo di No, come dei 13 milioni e mezzo di Sì.

Perché la storia è più complessa e sarebbe bene che si riflettesse a fondo sul risultato prima di rivendicare vittorie o sconfitte. Soprattutto perché si tratta di un messaggio che le fasce più deboli hanno voluto mandare, le stesse che vengono ignorate da una politica autoreferenziale e che subiscono “un uso indiscriminato dei voucher”.

A proposito di voucher, Jobs Act e della possibilità ventilata dal ministro Poletti che il voto anticipato possa far slittare i referendum della Cgil, il presidente del Senato spiega di non voler neanche immaginare che “sulla durata della legislatura influiscano temi estranei al bene del Paese” e che riguardino “singole velleità di leader, partiti e movimenti o la paura di altri appuntamenti referendari che sembrano profilarsi nei prossimi mesi”.

Sarebbe davvero “irresponsabile e controproducente”, insiste. Meglio invece che si trovi un’intesa per una legge elettorale “coerente per l’elezione delle due Camere”, ascoltando i “suggerimenti della Consulta”. Anche perché si dovrebbe evitare il passaggio, “senza soluzione di continuità, dalla campagna referendaria a quella elettorale” visto che le “tossine”, che hanno “inquinato l’aria del dibattito politico in queste settimane”, “devono essere ancora smaltite”.

Nell’attesa, è il suo appello, il Parlamento si rimetta al lavoro e il Senato riprenda l’esame delle decine di ddl messi in stand-by per il referendum (“sarebbe grave se rimanessero fermi per mero calcolo elettorale”) ripartendo dalla riforma del processo penale il cui testo originario il presidente caldeggia da inizio legislatura.

Tra le priorità indicate da Grasso c’è la riforma dei regolamenti parlamentari che, tra l’altro, devono prevedere un iter rapido per i provvedimenti più urgenti (“disincentivando il ricorso alla decretazione d’urgenza”) e un innalzamento della soglia per costituire gruppi politici al Senato impedendo “la frammentazione e la continua mobilità che hanno caratterizzato la legislatura”.

(di Anna Laura Bussa/ANSA)

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