I ribelli bruciano bus sciiti, accordo su Aleppo in bilico

ROMA. – E’ toccato agli sciiti dei villaggi di Fuaa e Kefraya, provincia di Idlib. I pullman che avrebbero dovuto portarli in salvo sono stati attaccati e bruciati dai ribelli antigovernativi e così altre centinaia, forse migliaia, di civili sono rimasti prigionieri della partita estenuante di tutti contro tutti che si gioca sull’evacuazione di Aleppo est.

La tv di Stato siriana ha annunciato la ripresa dello spostamento di gruppi di ribelli e delle loro famiglie sotto la supervisione della Croce Rossa internazionale e della Mezzaluna Rossa siriana dopo lo stop degli ultimi due giorni. Ma l’accordo su Aleppo, di cui lo sgombero degli abitanti di Fuaa e Kefraya è parte, sembra di nuovo a rischio. Nelle stesse ore, lontano dalle zone calde di questa guerra senza testimoni indipendenti, si è giocata un’altra mano della partita.

Al Palazzo di Vetro di New York è andato in scena un durissimo braccio di ferro tra Russia e occidentali con Mosca che minacciava di mettere il veto alla risoluzione proposta dalla Francia e co-sponsorizzata dall’Italia per consentire la presenza di osservatori sull’evacuazione delle zone assediate di Aleppo.

Poi l’annuncio di uno slittamento del voto, ma su un testo di compromesso, una versione modificata della bozza francese con emendamenti russi, che verrà votato domattina alle 9, le 15 in Italia. Nel testo si “chiede al segretario generale di adottare misure urgenti in modo da fornire disposizioni, in coordinamento con le parti interessate, per consentire il monitoraggio da parte dell’Onu e di altre istituzioni competenti sul benessere dei civili nei quartieri orientali della città di Aleppo”.

Mosca insisteva sulla preventiva approvazione del governo siriano. Nel nuovo testo la frase “in coordinamento con le parti interessate” prevede in qualche modo il coinvolgimento di Damasco. L’ambasciatrice degli Stati Uniti Samantha Power ha espresso la convinzione che il consiglio di sicurezza approverà la risoluzione all’unanimità.

Il viaggio verso la salvezza degli abitanti di Fuaa e Kefraya era parte di un accordo. A ostacolare la ripresa dell’evacuazione di Aleppo est sembrava esserci, tra l’altro, la resistenza di milizie sciite fedeli all’Iran a lasciar continuare l’evacuazione se in cambio non fosse stato tolto l’assedio da parte delle forze ribelli della coalizione Jaish al Fatah, guidata da elementi fondamentalisti sunniti, alle due località.

Poi l’annuncio dell’accordo da parte di un portavoce di Ahrar al Sham, un altro gruppo ribelle fondamentalista e la partenza, annunciata dall’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), di 29 autobus alla volta dei due villaggi sciiti. Ma poi qualcosa non ha funzionato. Alcuni mezzi, secondo l’Osservatorio, hanno raggiunto i due villaggi. Di altri, non si sa di quanti, restano solo le carcasse fumanti.

Secondo i media di stato siriani, “terroristi armati” hanno attaccato 5 autobus. Secondo al-Manar Tv, emittente delle milizie sciite libanesi di Hezbollah e al-Mayadin Tv, televisione filosiriana con base a Beirut, all’origine dell’incendio dei pullman ci sarebbero scontri tra diversi gruppi di jihadisti.

Non si conosce con esattezza neppure il numero delle persone in attesa di essere evacuate da Fuaa e Kefraya: sono 4.000 secondo le milizie sciite, non più di 400 secondo Jaish al Fatah. Tante, ma nulla in confronto ai 40-50.000 civili (e 6.000 ribelli) intrappolati ad Aleppo est in condizioni al limite della sopravvivenza.

Senza casa, costretti a dormire per strada con temperature che di notte scendono abbondantemente sotto zero e poco cibo. E’ il nuovo “Olocausto”, ha denunciato la giornalista arabo-israeliana Lucy Aharish sul Canale 2 della Tv d’Israele. Un denuncia che ha fatto il giro del web mentre “noi ce ne stiamo immobili” e “i bambini vengono massacrati” ogni ora.

(di Eloisa Gallinaro/ANSA)

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