Mafie: in Canada forte infiltrazione, 20 delitti

Il procuratore nazionale Antimafia Franco Roberti ANSA/MASSIMO PERCOSSI
Il procuratore nazionale Antimafia Franco Roberti
ANSA/MASSIMO PERCOSSI

ROMA. – In Canada sono stati registrati venti delitti fra il 2009 e il 2016 nello scontro fra organizzazioni mafiose, in prevalenza ‘ndranghetisti contro siciliani, ma anche fazioni di ‘ndrangheta in contrasto tra loro per il controllo delle attività illecite e delle attività apparentemente lecite. Non solo: è forte l’infiltrazione della criminalità organizzata italiana, in particolare, nel settore degli appalti pubblici, delle attività apparentemente legali, dei giochi, delle scommesse, del riciclaggio dei capitali illeciti.

Dei risultati di una missione in Canada, ha parlato il procuratore nazionale Antimafia, Franco Roberti, alla Commissione Antimafia, in una seduta che si è svolta recentemente e di cui è stato pubblicato nei giorni scorsi il resoconto.

Roberti ha però sottolineato che “quello che abbiamo percepito è che apparentemente non vi è ancora una sensibilità da parte delle istituzioni canadesi rispetto al fenomeno dell’infiltrazione di capitali illeciti nell’economia lecita del Canada, che è l’aspetto secondo noi più preoccupante”.

“Ci siamo recati presso il Ministero della giustizia canadese per confrontarci con i colleghi canadesi sulla situazione della criminalità organizzata italiana in Canada, e segnatamente nel Quebec e nella zona di Toronto, e per confrontarci altresì sugli strumenti e sulle tematiche della cooperazione dell’assistenza giudiziaria -ha spiegato Roberti all’Antimafia-, atteso che le nostre rogatorie, le nostre richieste di assistenza giudiziaria anche per quanto riguarda l’estradizione di soggetti italiani latitanti in Canada, stentavano ad essere accolte, per cui avevamo interesse a capire cosa si potesse fare di più e di meglio reciprocamente per favorire l’accoglimento delle nostre rogatorie e delle nostre richieste di estradizione.

Il giudizio complessivo della nostra missione non può che essere positivo, perché qualcosa si è mosso: rispetto alle previsioni dell’andata, che sembravano più pessimistiche, qualcosa si muove, abbiamo finalmente condiviso con i colleghi canadesi la necessità di agevolare l’accoglimento delle rogatorie attraverso anche una maggiore precisione e dettaglio sui fatti oggetto delle nostre indagini”.