Un anno difficile

Dispiace doverlo scrivere ma il 2017 non poteva presentarsi sotto auspici più neri. Il Venezuela chiude il 2016 con la peggiore “performance” della sua era democratica. Il bilancio può essere riassunto con pochi dati: una recessione che alcuni economisti calcolano di oltre il 10 per cento e un’inflazione del 700 per cento, quindi sull’orlo dell’iperinflazione. Ma non è tutto. Il paese, oggi, è in debito anche con la democrazia, che tanto sacrificio è costato costruire.
Non si tratta solo della mancanza di generi alimentari o medicine; non si tratta solo dei prigionieri politici, si tratta in essenza, della decadenza etica dell’intera società. Sono andati smarriti tutti i valori che, dopo la rivolta del 1958, aiutarono il Paese a progredire. E’ vero. Il mondo, quello industrializzato e quello emergente, vive un periodo di transizione. Lascia alle spalle l’era della modernità, che ha caratterizzato il secolo scorso, e si avvia a percorrerne un’altra di cui ancora non si conoscono le caratteristiche. In questo interludio della post-modernità, si avanza senza avere coscienza di dove si voglia andare.
in Venezuela la solidarietà non è più di casa. L’insicurezza dilaga ovunque, avanza come un cancro in metastasi tra l’indifferenza apparente di chi dovrebbe proporre soluzioni o, quantomeno, fare sforzi per contrastarla.
La mancanza di fiducia nelle istituzioni, che poco più di 15 anni fa rappresentavano un faro per la democrazia; la crisi economica che impoverisce e demoralizza i venezuelani di ogni classe sociale; i discorsi impregnati di banale demagogia, sono oggi il “leit-motive” di una società alla deriva. E la nostra comunità, che non vive in un’isola ma è immersa in questa realtà, ne soffre anch’essa le conseguenze.
Il Comites di Caracas, che oggi dovrebbero essere protagonista, continua ad essere latitante, lontani anni luce dalla Collettività che non riesce a rappresentare né a interpretare. Preferisce i luoghi comuni, le polemiche infantili, i personalismi sterili alle proposte concrete. Non promuove iniziative. Si limita a criticare senza presentare alternative e organizzano riunioni carbonare, dalle quali la Collettività è esclusa.
Alcuni membri, i soliti professionisti dell’emigrazione, si svegliano solo quando ci visita qualche personalità politica, qualche ministro o sottosegretario. Allora si sbracciano in arringhe e comizi salvo poi tornare a dormire.
Anche i “new entry”, pure quelli una volta all’opposizione, sembrano essersi adagiati sul quieto vivere. Le speranze che la comunità aveva riposto in loro sono state purtroppo deluse. E la barca va alla deriva, senza una rotta.
Il vuoto è coperto dai nostri Centri Italiano Venezuelani e dalle nostre Case d’Italia che danno l’esempio. Sono loro, come hanno sempre fatto, che propongono, organizzano, denunciano. Nel loro interno ritroviamo la solidarietà verso i meno fortunati.
Il nostro Consolato, dal canto suo, soffre per l’ormai cronica mancanza di personale che non permette d’offrire il servizio che merita ed esige la Collettività. Ma di questo, come di altri temi, i connazionali avranno modo di parlare apertamente con l’Ambasciatore Silvio Mignano nel corso dell’incontro-colloquio del 21 gennaio, organizzato dal nostro Giornale assieme al Centro Italiano Venezuelano di Caracas.
E’ questo, in breve, il Paese che trova il Senatore Pier Ferdinando Casini durante la sua visita. Un Paese in cui ancora vi sono connazionali in prigione per la loro militanza politica, in cui i nostri anziani non arrivano a fine mese con una pensione divorata dall’inflazione, in cui i nostri giovani sono costretti a ripercorrere il cammino dei nonni o dei genitori in cerca di un futuro migliore in altri paesi e in cui tanti connazionali sopravvivono solo grazie alla solidarietà di amici, di Ong, delle nostre Associazioni o di Fondazioni.
Si chiude un anno, il 2016, tutto da dimenticare e se ne apre un altro, il 2017, che promette ancora sacrifici, disagi e privazioni. Più che mai, quindi, sarà necessario che la Collettività abbandoni gli egoismi, archivi gli interessi personali e alimenti lo spirito di solidarietà come ha sempre saputo fare nei momenti difficili
Bafile Mauro

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