Putin blocca la risposta alle espulsioni. Trump, grande mossa

Barack Obama, e Vladimir Putin,. (APEC) in Lima, Peru, Nov. 20, 2016. (ANSA/AP Photo/Pablo Martinez Monsivais)
Barack Obama, e Vladimir Putin,. (APEC) in Lima, Peru, Nov. 20, 2016. (ANSA/AP Photo/Pablo Martinez Monsivais)

MOSCA. – Il ‘pazzo’ 2016 fra Russia e Stati Uniti finisce al fulmicotone, con l’espulsione dagli Usa di 35 diplomatici russi – come ‘rappresaglia’ per l’intromissione degli hacker del Cremlino nelle elezioni presidenziali, nuovamente smentita da Mosca – e un Vladimir Putin ‘scatenato’ che prima lascia intendere di voler ribattere occhio per occhio e poi, magnanimamente, annuncia al mondo l’esatto contrario: la Russia non si piegherà al livello di una diplomazia “irresponsabile” e “da cucina”.

Mosca, ha detto lo zar in una nota diffusa ai media, “non creerà problemi ai diplomatici americani, non espellerà nessuno” per quanto la prassi della “reciprocità” le offrirebbe campo libero e si riservi comunque “il diritto di varare misure di risposta”.

Una “grande mossa” quella di “ritardare” la risposta da parte di Putin, commenta il presidente eletto Trump. “Ho sempre saputo che è molto intelligente!”, ha twittato il tycoon apprezzando l’apertura di credito del presidente russo verso la sua futura amministrazione.

La decisione di Putin rappresenta uno sviluppo a sorpresa, un vero e proprio colpo di teatro, visto che in tarda mattinata il ministro degli Esteri Serghei Lavrov aveva pubblicamente “proposto” al presidente russo di dichiarare “persona non grata” 35 diplomatici americani, “31 a Mosca e 4 a San Pietroburgo”.

Una consuetudine, quella di rispondere a tono, per l’appunto ben radicata nel mondo della diplomazia e che non aveva stupito nessuno. Ma non è tutto. In precedenza la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, con il suo abituale stile graffiante aveva smentito nettamente la notizia – diffusa dalla CNN – che le autorità russe avrebbero chiuso la prestigiosa scuola angloamericana di Mosca.

Un fulmine a ciel sereno che per un’intera mattinata ha gettato nel panico una bella fetta della comunità ‘expat’ moscovita. “E’ una menzogna”, ha precisato Zakharova. “Evidentemente la Casa Bianca è impazzita completamente e ha iniziato a inventare sanzioni contro i propri figli”. “CNN e altri media occidentali, citando fondi ufficiali americane, hanno nuovamente diffuso informazioni non attendibili”.

I russi insomma non mangiano i bambini. Tant’è vero che Putin, nel suo messaggio, ha invitato tutti i figli piccoli dei diplomatici Usa alla tradizionale festa dell’albero di Natale al Cremlino. Lo zar ha poi colto l’occasione per augurare ‘buon anno’ a Barack Obama e alla sua famiglia, “nonostante “il fatto che la sua amministrazione finisca il lavoro in questo modo” – rinnovando così, fra le righe, l’accusa di non “saper perdere” lanciata nel corso della conferenza stampa di fine anno.

L’ex presidente e attuale primo ministro, quel Dmitri Medvedev protagonista del ‘reset’ nelle relazioni russo-americane voluto proprio dal presidente uscente, ha usato toni simili: “E ‘un peccato che l’amministrazione Obama, che ha iniziato il suo mandato con il ripristino della cooperazione con la Russia, si stia concludendo con un’agonia anti-russa”. Meglio allora guardare al futuro.

Putin, che oggi ha inviato gli auguri di Capodanno praticamente a tutto il mondo (salvo al presidente ucraino Petro Poroshenko), ha scritto a Donald Trump auspicando “un livello qualitativamente nuovo” nella “cooperazione e interazione sull’arena internazionale dei nostri due Paesi”. La parola chiave di questa nuova era di rapporti è allora “pragmaticità”.

“Speriamo che questa sia l’ultima uscita poco intelligente di Obama”, ha tagliato corto Zakharova. Il conto alla rovescia, più che sulla mezzanotte del 31 dicembre, al Cremlino è settato sul 20 gennaio, quando Trump s’insedierà ufficialmente alla Casa Bianca.

(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA)

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