Giuria popolare per false notizie su stampa e tv, bufera su Grillo

Di Maio, "Fi stia lontana dai nostri".Tribunale, M5s poco democratico. ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO
Beppe Grillo durante la prima del Tour Grillo VS Grillo all’auditorium Lingotto di Torino, 8 aprile 2016. ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO

ROMA. – Un ‘gran Giurì’ popolare contro le “balle” dei quotidiani e dei telegiornali. E Beppe Grillo torna, dopo appena 24 ore, nuovamente al centro della bufera politica. In attesa della chiusura del voto sul codice etico del MoVimento (approvato in serata col 91% dei consensi da 37.360 iscritti su 40.954 partecipanti), il leader M5s riapre le ostilità nei confronti dei media bollati come “fabbricatori di false notizie”. Una ‘deriva’ di balle, a detta del capo del Movimento, che va fermata con l’istituzione di “una giuria popolare che determini la veridicità delle notizie pubblicate”. Il tutto, ovviamente, a difesa di Internet e della libertà del web.

Tornando infatti sulla polemica delle scorse settimane in merito alla diffusione delle bufale sul web, il leader M5s sottolinea come tutti, “da Gentiloni a Mattarella”, prendano di mira la rete mentre “nessuno pensa alle balle propinate ogni giorno da stampa e televisione”.

Ad occuparsi dunque di verificare le notizie deve essere, secondo Grillo, una sorta di tribunale del popolo. E nel caso sia accertata la falsità di una news, “il direttore della testata, a capo chino, deve fare pubbliche scuse e riportare la versione corretta dandole la massima evidenza in apertura del telegiornale o in prima pagina se cartaceo”.

Parole, quelle di Grillo, che suscitano un coro di polemiche, ma anche un annuncio di querela: “in attesa della giuria popolare, Grillo si trovi un avvocato”, fa sapere Enrico Mentana. Il direttore del Tg di La7 è il primo a stigmatizzare le parole del leader pentastellato: “Fabbricatori di notizie false – accusa il giornalista – è un’offesa non sanabile per tutti i lavoratori del Tg che dirigo, e per me che ne ho la responsabilità di legge”.

L’affondo di Grillo non piace tutto sommato nemmeno a Marco Travaglio: “il problema da cui parte Beppe Grillo è vero, le bugie più grosse sono quelle che diffondono tv e giornali, ma la soluzione che propone è ingenua e non ha nessuna possibilità di funzionare”, sentenzia il direttore del Fatto Quotidiano che, contemporaneamente, si dice “preoccupato dal bavaglio che si vuole mettere al web”.

Dura la replica della Federazione Nazionale della Stampa che parla di “linciaggio mediatico di stampo qualunquista contro tutti i giornalisti”. Fnsi mette in guarda dal danno che una proposta del genere farebbe alla libertà di informazione mentre l’ordine nazionale dei giornalisti parla di “proposta grave e sconcertante”.

Unanime il coro di proteste anche da tutti i partiti politici che mettono insieme le critiche per le accuse contro la stampa e il codice etico che ogni eletto pentastellato deve rispettare: “Siamo dinanzi a una presa in giro. Prima era Grillo a decidere sulla sorte dei suoi eletti e dirigenti.

Ora, dopo le “nuove” regole, è sempre lui”, osserva ad esempio Raffaele Fitto leader dei Conservatori e Riformisti. Il senatore dem Andrea Marcucci invece si domanda se chi compone la giuria popolare “dovrà fare il praticantato alla Casaleggio”, mentre la collega di partito Alessia Rotta si chiede se la “boutade” non sia “un’arma di distrazione di massa per distogliere l’attenzione dall’indifendibile prova amministrativa dei Cinque Stelle”.

A difendere l’operato del leader sono i due capigruppo M5s di Camera e Senato, Vincenzo Caso e Michela Montevecchi che accusano i partiti di “volere una stampa che anzichè fare da cane da guardia al potere abbai contro il pensiero critico dei cittadini”.

Non guardano invece alle polemiche sul ‘tribunale’ popolare contro i giornalisti, Luigi di Maio e Alessandro di Battista, che intervengono – pur non risparmiandosi una stoccata alla stampa – sul codice etico. Entrambi in un post su facebook attaccano infatti i media per il modo in cui è stato descritto il codice M5S invitando i cittadini a guardare la sostanza e non i titoli dei giornali. E se di Battista auspica che “tutti i partiti lo adottino”, il vice presidente della Camera propone “un esperimento: applichiamolo ai parlamentari della maggioranza di Governo, vedrete che non resteranno neanche le sedie…”.

(di Yasmin Inangiray/ANSA)