Lagarde, segni di spinta sulla crescita. Inflazione Ue riparte

ANSA/MICHAEL REYNOLDS
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BERLINO. – Le premesse per una spinta sulla crescita nel 2017, a livello globale, ci sono. Ma per Christine Lagarde, che si è espressa in un intervento sull’Handelsblatt di oggi, bisogna distribuire più equamente i redditi: il prerequisito per una buona politica economica oggi. Se il capo del Fmi sceglie il giornale vicino alle imprese tedesche per questo messaggio, è proprio in Germania che cresce il pressing sulla Bce, per un cambio di rotta sui tassi, all’indomani dei dati sull’inattesa impennata dell’inflazione tedesca (+1,7% a dicembre).

E l’inflazione riparte in tutta l’eurozona: Eurostat stima il tasso a 1,1% su base annua, rispetto allo 0,6% registrato a novembre. “Nel 2017 più fattori potrebbero contribuire a una crescita più forte e più sostenibile a livello globale”, ha scritto Lagarde.

“La Germania presiederà il G20 e si impegnerà per misure e riforme strutturali, che aumentano la capacità di resistenza delle economie maggiori – continua -. La Cina continuerà a spostare il modello economico dall’export all’estero, verso la domanda interna. E in molti paesi asiatici e sudamericani assisteremo probabilmente a un aumento della dinamica giovanile”.

Inoltre, “la nuova amministrazione Usa avrà di nuovo il suo focus sulla riforma fiscale delle imprese e sugli investimenti sulle infrastrutture”.

E’ proprio la nuova amministrazione Usa di Donald Trump, sebbene non sia mai nominato direttamente, al centro dei verbali della Fed: esiste, si legge, “considerevole incertezza” sull’impatto che l’amministrazione Trump potrebbe avere sull’economia statunitense. Quasi tutti i funzionari “sono d’accordo sul fatto che è troppo presto per giudicare” quali e come i cambiamenti promessi da Trump verranno attuati, così come “questi possano impattare sull’outlook economico”.

Fermo restando che, alla luce delle promesse ‘espansive’ del presidente eletto, e del loro relativo impatto positivo sull’economia Usa, quasi tutti i funzionari Fed sono d’accordo sulla possibilità di un’accelerazione nel rialzo dei tassi. Non a caso, anche secondo Lagarde, ci saranno tuttavia “sfide” poste dai “fattori politici che hanno influenzato il 2016”.

L’intervento della responsabile francese del fondo è incentrato sulle disuguaglianze: “negli ultimi 20 anni il reddito del 10% più ricco della popolazione è salito del 40%, mentre i ceti più deboli quasi non guadagnano”. “Il Fmi ritiene che una distribuzione del reddito più equa rappresenti non solo una buona politica sociale, ma anche una buona politica economica”.

È lo stesso giornale a chiamare la Bce, dedicando l’apertura ai dati sull’inflazione. “La distruzione del valore è drammatica: i cittadini federali accumulano oltre 5 mila miliardi di euro. Con un’inflazione dell’1%, il patrimonio perde 50 miliardi all’anno. All’1,5% si tratta addirittura di 75 miliardi”, calcola Marc Tuengler, direttore generale di DSW, associazione per la tutela dei titoli.

Per il ministro delle Finanze della Baviera, Markus Soeder “un disastro”: “la Bce deve al più presto iniziare ad alzare gradualmente i tassi”.

(di Rosanna Pugliese/ANSA)

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