Legge elettorale: pressing dei renziani, Salvini agita il centrodestra

ROMA. – I renziani e Matteo Salvini spingono sull’acceleratore della legge elettorale, chiedendo che sia approvata in tempi stretti, così da andare al voto in primavera. Addirittura il segretario della Lega esorta il Governo a presentare un decreto per riformare il sistema, già prima della sentenza della Corte Costituzionale del 24 gennaio sull’Italicum.

Una provocazione accompagnata a parole di sfida a Silvio Berlusconi, difeso dagli esponenti di Forza Italia, che con Paolo Romani concedono comunque una cauta apertura alle richieste del Pd di aprire un tavolo già nei prossimi giorni.

In casa Dem, invece, la minoranza continua ad attaccare Renzi. Intervistato da Avvenire, il ministro Graziano Delrio, ha indicato tre punti: “Il governo Gentiloni e il voto sono nelle mani del Parlamento e del capo dello Stato. Però l’orizzonte che ha davanti non è lungo”; quindi occorre accelerare sulla legge elettorale, con un invito diretto a Lega e M5s (“se davvero vogliono il voto si facciano avanti”); quanto ai contenuti, bene il Mattarellum o un sistema maggioritario, e niente ipotesi di proporzionale con conseguente governo di larghe intese dopo le urne, come invece vorrebbero i bersaniani e Fi. Sull’Unità il capogruppo Dem alla Camera Ettore Rosato ha ribadito gli stessi concetti sul Mattarellum e sui tempi (“Se c’è un tentativo di allungare i tempi della legislatura, il Pd non ci sta”).

In sintonia, sia sul Mattarellum che sui tempi stretti, è Salvini che addirittura chiede a Renzi di “far presentare al governo, prima della Consulta del 24 gennaio, un decreto di modifica della legge elettorale, così da costringere il Parlamento a votarlo entro 60 giorni”.

Ma soprattutto il leader del Carroccio liquida la leadership di Berlusconi (“Ormai non è più in sintonia con l’elettorato. Capisco i suoi problemi aziendali, ma gli interessi degli italiani sono altra cosa”) e rilancia le primarie per scegliere il leader del centrodestra, ruolo a cui si candida.

Da parte di Forza Italia, Osvaldo Napoli, Renata Polverini e Simone Furlan, difendono un centrodestra a trazione moderata, ma soprattutto fanno una cauta apertura alle richieste del Pd di aprire subito il confronto sulla legge elettorale. “Non abbiamo pregiudiziali” ha detto Paolo Romani, che pone però delle condizioni: “quali sono i temi? Chi sono gli invitati? Qual è la tempistica?”. Insomma qualcosa di diverso dal “niet” dei gironi scorsi e dall’insistenza sul proporzionale.

Tra gli azzurri più d’uno spiega che Berlusconi ha ripreso in considerazione l’idea di una coalizione sul modello Milano – e infatti si parla di un riavvicinamento con Stefano Parisi – che sarebbe competitivo con un sistema elettorale anche maggioritario.

Se dunque a Renzi si apre uno spiraglio a destra, se ne chiude uno a sinistra. Il senatore bersaniano Massimo Mucchetti, sul suo blog, ha invitato “a chiedersi se Renzi abbia le qualità psicologiche, culturali e professionali per prendere le decisioni giuste nei tempi giusti o se sia soltanto un apprendista stregone che ha saputo ballare una sola estate”. Parole che fanno intuire difficoltà per la legge elettorale in Senato, dove la minoranza può contare su una ventina di senatori.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)

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