Turchia: il killer di Istanbul sempre in fuga, 18 arresti per Smirne

ROMA. – Il killer di Capodanno continua la sua fuga. A quasi una settimana dall’attacco al nightclub ‘Reina’ di Istanbul, l’intelligence turca sembra brancolare nel buio. Nonostante decine di fiancheggiatori arrestati tra la metropoli sul Bosforo, il centro della cellula jihadista di Konya e Smirne, dell’attentatore non c’è più traccia.

Nelle ultime ore, tra gli investigatori si è fatto strada anche il timore di una sua possibile fuga via mare verso la Grecia attraverso l’Egeo, sfruttando proprio le sue connessioni a Smirne. Lì, sono stati fermati i componenti delle 3 famiglie vicine di casa del killer a Konya. Alcuni dei sospetti finiti in manette avrebbero avuto un ruolo centrale nella preparazione della strage, e a piede libero potrebbero esserci altri complici disposti ad aiutarlo.

Sempre a Smirne, terza città della Turchia e bastione laico, proseguono le indagini sull’altro attentato che ha scosso il Paese. Per l’assalto con autobomba e armi pesanti compiuto al tribunale, in cui sono morti un poliziotto e un ufficiale giudiziario, oltre a 2 terroristi, la polizia ha fermato nelle scorse ore 18 sospetti.

Il ministro della Giustizia, Bekir Bozdag, ha ribadito che per il governo dietro l’attacco c’è il Pkk curdo. Che però, finora, non lo ha rivendicato. Non è chiaro se tra i fermati ci sia anche un possibile altro assalitore, che ieri sarebbe riuscito a fuggire. Secondo alcuni media turchi, la ricostruzione della polizia scientifica avrebbe escluso la presenza di un terzo uomo, di cui a caldo era circolato persino un identikit. Ma dalle autorità non è giunta alcuna dichiarazione ufficiale.

Tra minacce di nuovi attacchi e tensioni post-golpe, la Turchia appare sempre più in preda al terrore. Gli effetti hanno già colpito in modo pesantissimo il turismo, uno dei settori chiave dell’economia reale del Paese. Con oltre 10 milioni di visitatori stranieri in meno e perdite stimate in più di 10 miliardi di dollari, quello appena concluso è stato l’anno peggiore dei quasi 15 sotto la guida dell’Akp del presidente Recep Tayyip Erdogan.

Per la prima volta dal 2000 – a parte una piccola flessione registrata nel 2010 – anche Istanbul ha visto calare il numero dei suoi turisti stranieri. Nella metropoli sul Bosforo, ne sono giunti oltre 3 milioni in meno, con un crollo su base annua del 26%. Cali molto pesanti riguardano Usa (-43,2%) e Russia (-39,2%). Più che dimezzati anche gli italiani, scesi da 351 mila a 168 mila.

Un trend negativo che non risparmia le fasce costiere. Il settore ha toccato i minimi anche ad Antalya, importante meta marittima nel sud della Turchia, dove nel 2016 gli arrivi dall’estero sono calati del 43%. A pesare è stata soprattutto la fuga dei russi (da 3,5 milioni a 500 mila) per la crisi tra Ankara e Mosca dopo l’abbattimento del jet al confine con la Siria, poi superata. Ma adesso, dopo i due attacchi nella prima settimana dell’anno, a frenarne il ritorno rischia di essere la minaccia del terrorismo.

(di Cristoforo Spinella/ANSA)

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