Bolzano al top in occupazione, Vibo Valentia maglia nera

ROMA. – Vibo Valentia è la provincia italiana con il tasso di occupazione più basso (appena il 35,8% nella fascia tra i 15 e i 64 anni) mentre Bolzano si conferma quella con il tasso più alto (71,4%); Prato la provincia con la percentuale più alta di residenti immigrati (20%) mentre Crotone registra il più alto tasso di disoccupazione in generale (32,2%, quasi il triplo della media italiana) e Cosenza il più alto per la disoccupazione giovanile femminile (84,4%): sono alcuni dei dati contenuti in un Report sul lavoro della Fondazione studi dei consulenti del lavoro che ha elaborato dati Istat riferiti al 2015.

Anche la Cgia di Mestre, in un’analisi sull’uso dei voucher, mostra un paese spaccato: evidenziando che rappresentano solo lo 0,3% del monte ore complessivo del 2015 e che quindi “non vanno demonizzati”, gli artigiani spiegano che l’incidenza sul monte ore sale allo 0,47% nel Nordest, si allinea al dato medio nazionale nel Nordovest, scende allo 0,25% nel Centro per attestarsi allo 0,21% nel Mezzogiorno.

I dati regionali, poi, dicono che l’incidenza delle ore lavorate con i voucher è nettamente inferiore alla media nazionale in Calabria (0,13%), in Sicilia (0,12%), nel Lazio e in Campania (entrambe allo 0,11%).

Tornando al rapporto dei consulenti sul lavoro, se si guarda alle grandi città il comune che ha il tasso di occupazione più alto è Bologna con il 70,9%, mentre Napoli ha la maglia nera con solo il 36,2% delle persone tra i 15 e i 64 anni che ha un lavoro.

I consulenti hanno elaborato un indice sintetico di efficienza del mercato del lavoro (affiancando al tasso di occupazione anche il tasso di non Neet, il rapporto tra i tassi di occupazione di uomini e donne, la quota di occupati con alte qualificazioni e la quota dei contratti standard) che vede al top della classifica Milano, seguita da Bologna, Trieste, Monza e Brianza (Bolzano è quinta).

In fondo alla classifica c’è Agrigento (solo il 27,9% degli occupati ha alte qualificazioni e la metà degli impieghi totali non è standard), preceduta da Barletta, Andria, Trani e Crotone. Nelle grandi città, poi, il tasso d’occupazione degli stranieri (66,6%) sia mediamente superiore di 9 punti percentuali rispetto a quello degli italiani (57,4%), che in numero assoluto restano comunque nettamente maggiori in termini di posti di lavoro.

Il divario è particolarmente rilevante a Napoli con un tasso di occupazione degli stranieri (58,3%) di quasi 24 punti superiore a quello degli italiani (34,8%), a Bari (72,1% contro 46,7%), a Palermo (64,6% contro 39,9%) e a Catania (68,1% contro 39,4%). A Milano dove i tassi di occupazione si equivalgono quasi (69,4% tra gli italiani, 72,9% gli immigrati) i lavoratori stranieri sfiorano un quarto del totale (24,6%) mentre a Verona superano il 20%.

I lavoratori più istruiti sono a Roma e Milano (il 29,9% e il 28,7% degli occupati ha la laurea nel cassetto) mentre quelli con il titolo più basso sono a Nuoro (oltre il 55% è arrivato al massimo alla licenza media contro il 22% in provincia di Roma).

Tra le province del Nord e quelle del Sud c’è un ampio divario anche tra i tassi di occupazione maschile e femminile. Nella provincia di Firenze il divario è di circa 9 punti (71,6% gli uomini, 62% le donne), in provincia di Barletta si superano i trenta punti (55,9% gli uomini, 24,3% le donne)e a Napoli i 25 punti (50,4% gli uomini, 24,9% le donne.

Se si guarda solo alle grandi città il divario più alto è a Bari (23,6 punti) e quello più basso a Firenze (5 punti), molto inferiore alla media dell’Italia (18,3%) ma anche dell’Ue a 28 (10,4%). In provincia di Bolzano c’è il tasso di occupazione femminile più alto (64,3%), seguita da Bologna (63,5%), mentre Caltanissetta registra il tasso più basso (22,5%).

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