Lenta salita dei prezzi del petrolio, chi guadagna e chi perde

Una goccia in mare di petrolio si espande in onde concentriche.
Opec estende tagli alla produzione di petrolio

ROMA. – Lenta ma costante, prosegue l’avanzata del prezzo del petrolio. Se a inizio agosto il barile Wti quotato a New York veleggiava poco sopra i 43 dollari al barile, alle prime avvisaglie di una possibile intesa all’Opec per un taglio della produzione, il corso di Borsa ha avviato una graduale salita che l’ha portato a superare i 55 dollari, il massimo dal luglio del 2015.

Notizia negativa per gli automobilisti, che hanno già visto ripartire i listini di benzina e diesel, ma anche le compagnie aeree, con i costi del carburante già visti come freno agli utili del 2017, e, in definitiva, per tutti i consumatori che ‘subiranno’ gli effetti dell’aumento dell’inflazione.

Ma c’è anche chi trarrà vantaggio da un aumento dei prezzi dell’oro nero. Ecco, in rapida sintesi, chi guadagna e chi perde dal rincaro del petrolio.

CHI GUADAGNA: ovviamente le compagnie coinvolte nel settore dell’esplorazione e produzione, che potranno mettere sul mercato a prezzi maggiori il prodotto delle loro scoperte e perforazioni. Paradossalmente, un prezzo del petrolio maggiore comporta anche vantaggi per i produttori di energia verde, altrimenti messi fuori mercato da una fonte produttiva più facile da reperire e a buon mercato.

Analogamente, un alto prezzo del greggio incentiva le società che investono nella ricerca di nuove soluzioni in efficienza energetica, basti pensare che la vera spinta all’auto elettrica si è avuta quando il petrolio viaggiava sopra i 100 dollari al barile.

Per ultimo, anche gli Stati altamente indebitati, come l’Italia, potrebbero avvantaggiarsi dalla crescita del greggio: il rapporto fra debito e Pil è inversamente legato all’inflazione, pertanto un rialzo di quest’ultima a livelli fisiologici avrebbe un impatto positivo anche su una delle variabili macroeconomiche osservate più da vicino.

CHI PERDE: l’aumento del greggio può rappresentare un problema per tutte le categorie di consumatori finali, che non possono cioè traslare i rialzi su qualcun altro. Aumento del petrolio vuol dire aumento del costo dei trasporti, quindi crescita del prezzo di praticamente tutti i beni che viaggiano su gomma: dagli alimentari ai mobili. Allo stesso tempo, il petrolio spesso trascina con sé il prezzo del gas: da ciò discende un aumento del prezzo della bolletta energetica, vale a dire luce e gas per le famiglie.

Ma il caro-greggio può impattare negativamente anche su alcuni settori di attività: in questo caso le linee aeree sono definite spesso ‘i canarini nella miniera’, ovvero gli indicatori di cosa porterà a livello imprenditoriale l’aumento dei prezzi dei combustibili.

In passato, col petrolio ai record storici, si è assistito a fusioni, tagli lineari, riduzione di tratte per gestire il calo dei passeggeri: se infatti la clientela business non sembra soffrire di un aumento dei prezzi, altrettanto non si può dire per chi viaggia per piacere che, di fronte a costi troppo elevati, preferisce scegliere mete più vicine ed abbordabili.

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