Trump sfida la legge sul nepotismo, il genero alla Casa Bianca

Il genero di Trump, Jared Kushner
Il genero di Trump, Jared Kushner

WASHINGTON. – Sfidando la legge contro il nepotismo e i rischi di ulteriori conflitti di interesse, Donald Trump porta alla Casa Bianca un membro della famiglia, nominando il giovane genero Jared Kushner consigliere senior con competenze sugli accordi commerciali e sul Medio Oriente. Lo ha annunciato il transition team. Nessun incarico invece per la figlia prediletta Ivanka, che si occuperà dei figli a scuola.

In vista della nomina, Kushner si dimetterà dalla posizione di Ceo in molte sue società e da editore del New York Observer, liberandosi anche di un ”significativo numero di asset”, tra cui Thrive capital, 666Fifth avenue e vari investimenti all’estero. Manterrà alcuni non meglio identificati interessi finanziari ma si asterrà in questioni che potrebbero avere effetto diretto su di essi: una promessa che non offre molte garanzie.

Il trentacinquenne Kushner appartiene ad una influente famiglia ebrea ortodossa del New Yersey. Nel 2005 suo padre Charles fu spedito in galera dall’allora procuratore Chris Christie per una vicenda di frode fiscale, finanziamenti elettorali illeciti e pressioni sui testimoni. Jared non gliel’ha perdonata e lo ha fatto estromettere dal cerchio magico di Trump.

Come disse un amico a un reporter del New York Magazine, Charles Kushner si sentiva ”un Corleone”, ma pensava a se stesso come ”un Kennedy ebreo”. Jared, secondo i maligni, avrebbe ereditato entrambi gli aspetti: vendicativo e glamorous. Dopo una laurea ad Harvard – grazie a due milioni di dollari donati dal padre, secondo i maligni – e la disfatta del genitore ha raccolto il testimone spendendo in dieci anni oltre 7 miliardi di dollari per acquistare un giornale in cattive acque ma letto dalle elite, il New York Observer, e una serie di prestigiosi edifici.

Nel 2008, quando la crisi dei mutui stava per mandarlo in bancarotta, si salvò vendendo il 50 per cento dell’equity del grattacielo 666 su Fifth Avenue comprato per 1,8 miliardi di dollari l’anno prima con fondi presi in prestito. L’anno successivo sposò Ivanka, convincendola anche a convertirsi all’ebraismo.

Durante la campagna elettorale di Trump, Kushner è sempre rimasto nell’ombra, ma è stato il consigliere più ascoltato dal presidente, che ora lo ha premiato: la nomina equivale a quella di Stephen Bannon e Kellyanne Conway, con cui lavorerà per definire la strategia e l’agenda del suocero, mentre Reince Priebus gestirà l’attività ordinaria.

Lascia perplessi il fatto che tra le deleghe ci sia il Medio Oriente, con un ebreo ortodosso che si dovrà occupare del processo di pace israelo-palestinese. Restano interrogativi inoltre su come e fino a che punto Kushner si libererà dei potenziali conflitti di interesse. E se la sua nomina non violi lo statuto anti nepotismo approvato dal Congresso nel 1967, dopo che il democratico John Kennedy nominò il fratello Bob ministro della Giustizia.

Secondo un legale di Kushner, la normativa non si applica alla Casa Bianca. Norman Eisen, capo legale dell’ufficio etico della Casa Bianca sotto Barack Obama, ritiene che la legge sia confusa ma è a favore di ”un approccio severo, anche se persone ragionevoli potrebbero non essere d’accordo”. Jamie Gorelick, del transition team, confida che la nomina supererà ogni sfida legale.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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