Osservatore Romano: aprirsi alle altre culture, alle altre religioni

Giovanni Maria Vian, direttore dell'Osservatore Romano (foto Olycom) ------------------------------------------------------------------------------------------
Giovanni Maria Vian, direttore dell’Osservatore Romano (foto Olycom)
——————————————————————————————

CITTA’ DEL VATICANO. – “Aprirsi”. Aprirsi alle altre culture, alle altre religioni. E’ un po’ la parola d’ordine che sta alla base del rinnovamento grafico ed editoriale del settimanale in italiano dell’Osservatore Romano, che nel suo 70/mo anno di vita (esce dal 1948) cambia veste. Ne hanno parlato in Vaticano, incontrando la stampa, il sostituto della Segreteria di Stato, mons. Angelo Becciu, nella veste di responsabile dell’indirizzo “politico” del quotidiano della Santa Sede, e il direttore Gian Maria Vian, presente il prefetto per la Comunicazione mons. Dario Edoardo Viganò.

Becciu si è dapprima rallegrato e complimentato per la novità editoriale e per la nuova veste del settimanale. “E’ una novità nella continuità – ha detto -, che è una costante della Chiesa, cioè trovare i momenti giusti per proporre delle novità. E’ anche una sfida, perché insistere sul cartaceo oggi è controcorrente. Oltre che una sfida peri temi che vuole trattare e per il pubblico a cui si rivolge”.

Il settimanale dell’Osservatore Romano, come lo stesso quotidiano di cui pubblica una scelta di articoli, “è l’organo del Papa, della sua parola, ma con lo stile di questo Papa, cioè di aprirsi: aprirsi ai non credenti, ai laici. Oltre a questo, ci accomuna la passione per l’ecologia e quella per portare la pace. Quindi si tratterà di entrare nei teatri di guerra per far risaltare l’azione per la pace”, ha spiegato mons. Becciu.

La Chiesa “è in prima linea nel realizzare ponti e nel portare la pace dove c’è guerra”. E a tale proposito il sostituto ha sottolineato “l’ultima notizia”, che viene dal Congo, dove i vescovi “sono stati capaci di creare un accordo per evitare una crisi veramente pericolosa, in cui si rischiava una guerra civile”. E anche l’Osservatore Romano sarà “portavoce di questa realtà della Chiesa”.

Altra attenzione particolare sarà al “ruolo delle donne nella Chiesa”, tema di un inserto mensile che il quotidiano della Santa Sede già pubblica e con cui il rinnovato settimanale “sarà collegato”. Vian ha evidenziato il “punctum dolens” dell’Osservatore, che già 50 anni fa Paolo VI lamentava, e cioè la diffusione, aggravato oggi pure dal rarefarsi delle edicole, e sottolineato l’alternanza nelle rubriche del settimanale di firme cattoliche con altre laiche o di altre fedi e confessioni (Zouhir Louassini, Anna Foa, Marcelo Figueroa, quest’ultimo, teologo protestante, responsabile dell’edizione argentina del giornale, altro segno di apertura fino a pochi anni fa impensabile).

Quella di “aprirsi”, ha ricordato Vian, era un’indicazione che già Benedetto XVI aveva dato nelle sue lettere al giornale del 2007 e del 2011. “E’ diventato un luogo di dibattito – ha spiegato – e molto ci viene dal mensile dedicato alle donne. Il tutto fino all’attuale Papa che vuole una Chiesa che esce da sé e si apre a contributi di non cattolici”.

Sempre Vian ha stimato in più di 400 mila copie la tiratura del giornale nell’arco della settimana, considerando le varie edizioni, realizzate comunque a Roma.

(di Fausto Gasparroni/ANSA)

Lascia un commento