Caos M5S, via due eurodeputati. Grillo, paghino penale

ROMA. – Dopo il caos, i primi addii. Il flop del M5S sul passaggio al gruppo Alde, al di là delle polemiche che da giorni attanagliano il Movimento, lascia i primi strascichi concreti: a sbattere la porta ai pentastellati sono Marco Affronte e Marco Zanni. Il primo diretto ai Verdi, il secondo al gruppo euroscettico dell’Enf che vede Matteo Salvini tra i suoi ranghi.

Una mossa, quella di Affronte e Zanni, che era più o meno annunciata dall’ira degli eurodeputati per una scelta, quella di unirsi all’Alde, non comunicata a nessuno e di certo non condivisa da molti. E agli addii è probabile che faccia seguito una vera e propria guerra di carte bollate: “o ci si dimette o si paga la sanzione di 250mila euro prevista dal Codice”, tuona Beppe Grillo sul blog.

Quel Codice “vale meno della carta straccia”, è la sfida di Affronte. Sfida alle ferree regole del Codice M5S che, del resto, non è nuova nell’universo pentastellato e ha investito parlamentari espulsi ed esponenti locali. Domani un gruppo di iscritti rappresentanti dall’avvocato Lorenzo Borré impugnerà in tribunale il nuovo Regolamento M5S che stabilisce le nuove ‘norme’ per le espulsioni.

Mentre da venerdì sarà al vaglio del Tribunale civile di Roma proprio il contratto firmato dagli eletti M5S: ad essere in ballo, secondo i ricorrenti, sarebbe questa volta la stessa validità dell’elezione della sindaca della Capitale Virginia Raggi.

E presto il team di legali che affianca l’ex comico potrebbe volare anche a Bruxelles. Difficile, infatti, che Affronte e Zanni paghino la multa prevista in un contesto, quello del Parlamento europeo, dove il vincolo di mandato tra l’altro non è normato. E, in una lettera al presidente del Parlamento Ue Martin Schulz il Pd chiede di fare luce sul Codice M5S e “sulla potenziale ineleggibilità di tutti gli eurodeputati”.

Ben diversa la visione di Grillo. In un durissimo post contro Affronte (“ho il dovere di farlo”, scrive poi su Facebook) chiede all’europarlamentare di dimettersi o di pagare la somma che, annuncia, sarà devoluta ai terremotati. In privato il leader M5S si adopera invece per fermare l’emorragia brussellese e, con un colloquio telefonico, convince in extremis Daniela Aiuto – che aveva già presentato richiesta formale di adesione ai Verdi – a restare. “Le sue parole mi hanno scaldato il cuore. Non si scende dalla nave ma si combatte per cambiarla”, annuncia l’eurodeputata.

Il caso europeo, tuttavia, sembra aver provocato ferite non marginali nel M5S, minando anche l’autorità di Davide Casaleggio (che ha deciso la trattativa) e facendo piombare, oggi, i parlamentari in un imbarazzato silenzio sui social. Dove in serata, alla fine, Manlio Di Stefano prova il rilancio: “Gli errori si fanno e alcuni sono più pesanti da digerire di altri ma la tempesta passa e per questo vi chiedo di essere tolleranti, comprensivi, di far forza ai nostri europarlamentari”.

Un messaggio rivolto soprattutto alla base, che se da un lato non risparmia stoccate al “traditore e opportunista” Affronte dall’altro non intende soprassedere “sull’ennesima leggerezza politica”. Mentre in Italia il Pd attacca: “pagare una multa alla Casaleggio Associati non è democrazia”.

(Di Michele Esposito/ANSA)