In fila al gelo per mangiare, il dramma dei migranti

BELGRADO. – La morsa del gelo che continua a imperversare nei Balcani e in Grecia rende sempre più drammatica la situazione per le migliaia di migranti e profughi che da mesi vivono accampati nella speranza mai abbandonata di poter prima o poi raggiungere in qualche modo i Paesi del nord Europa. La chiusura lo scorso marzo delle frontiere lungo la rotta balcanica, che non ha tuttavia fermato del tutto il flusso di migranti mediorientali, ha lasciato migliaia di profughi praticamente bloccati nei vari Paesi della regione. E la loro condizione si è fatta drammatica e al limite della sopravvivenza con l’ondata di freddo glaciale, neve e ghiaccio che ha investito la regione dall’inizio del nuovo anno.

Le immagini di questi giorni di centinaia di migranti in fila per il cibo nel gelo e sotto la neve a Belgrado e nelle isole greche, riparati alla meglio con coperte e scialli, hanno scosso le coscienze degli europei, inducendo alcuni media internazionali a fare accostamenti con la Stalingrado del 1943 e le code dei prigionieri tedeschi in attesa delle razioni di cibo nel freddo glaciale russo.

Un paragone questo peraltro che le autorità serbe hanno respinto con sdegno, sottolineando l’enorme e incessante impegno del Paese a sostegno dei profughi e affermando che a voler restare all’aperto è la grande maggioranza degli stessi migranti, restii ad accettare gli inviti pressanti a trasferirsi nei centri di accoglienza in Serbia per paura di essere registrati e rimandati poi indietro nei Paesi di provenienza.

A Belgrado la gran parte dei migranti che vivono all’addiaccio è concentrata nei parchi e spiazzi intorno alla grande stazione degli autobus, a ridosso del centro della capitale. E con le temperature abbondantemente sotto lo zero, di notte cercano riparo in locali fatiscenti privi di porte e finestre, capannoni e magazzini abbandonati, garages pubblici. Lì con legna, pneumatici e altro materiale accendono fuochi per riscaldarsi ma che provocano al tempo stesso fumi ed effluvi estremamente nocivi alla loro salute. Sono in tanti quelli che accusano tosse e problemi respiratori.

In loro aiuto sono mobilitate ong e organizzazioni umanitarie, in primo luogo la sezione serba dell’Unchr e Medici senza frontiere che mettono a disposizione coperte, vestiario e scarpe invernali, cibo e medicine. Anche tanti privati cittadini belgradesi partecipano ad azioni di solidarietà donando generi di prima necessità.

La situazione non è meno drammatica in Grecia, dove sono migliaia i migranti accampati nel gelo e sotto la neve caduta copiosa nelle isole e sulla terraferma. Per far fronte all’emergenza acuta creatasi nel centro di accoglienza di Moria, sull’isola di Lesbo, le autorità elleniche hanno mobilitato una nave militare da guerra sulla quale hanno trasferito circa 500 migranti per sottrarli ai disagi estremi e alle temperature sotto lo zero di questi giorni.

Analoga emergenza vivono i profughi accampati a Samos, con le tende collassate sotto il peso della neve. Un appello alla Ue a fare di più per proteggere i profughi dai rigori del gelo è venuto dal gruppo dei Socialisti e Democratici al parlamento europeo, che hanno ottenuto l’inserimento in calendario di un dibattito sulla drammatica situazione dei migranti nei Balcani e in Grecia.

(di Franco Quintano/ANSAmed)

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