Tobruk contro ambasciata italiana: “E’ nuova occupazione”

Una veduta esterna dell'ambasciata italiana a Tripoli ripresa il 18 marzo 2011. ANSA/CLAUDIO ACCOGLI
Una veduta esterna dell’ambasciata italiana a Tripoli ripresa il 18 marzo 2011. ANSA/CLAUDIO ACCOGLI

ROMA. – Resta alta la tensione in Libia all’indomani del tentato colpo di mano a Tripoli delle milizie fedeli all’ex premier Khalifa Ghwell, vicino ad alcune fazioni dei Fratelli Musulmani. Il Consiglio presidenziale guidato da Fayez al Sarraj ha incaricato unità delle forze speciali di ristabilire l’ordine. In un clima di grande preoccupazioni, almeno per oggi – a quanto si apprende – le armi nella capitale libica hanno taciuto.

Tiene banco invece lo scontro politico: il ‘ministero degli Esteri’ di Tobruk ha bollato la riapertura dell’ambasciata italiana nella capitale libica, tre giorni fa, come una “nuova occupazione” e “il ritorno militare” dell’Italia a Tripoli.

La risposta di Roma, seppure su un piano informale, non si è fatta attendere: il sedicente ‘governo’ di Tobruk guidato da al-Thani non è un’entità riconosciuta dalla comunità internazionale e mira solo a creare tensioni attraverso “strumentalizzazioni” che i media possano montare, hanno spiegato all’ANSA autorevoli fonti italiane vicine al dossier.

Gli stessi ambienti sottolineano come l’unica autorità legittima e riconosciuta in Libia sia il Consiglio presidenziale insediato a Tripoli sotto la guida del premier Fayez al Sarraj, sostenuto dall’Onu. Il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi, ha invece dovuto smentire la notizia (diffusa da alcuni organi di informazione e ripresa oggi da M5S) che il direttore dell’Aise, Alberto Manenti, sia stato costretto nei giorni scorsi a fuggire dalla Libia” e ha esortato ad evitare “in questa fase di prendere per buone fonti libiche che più volte in passato hanno dimostrato di non essere attendibili”. Tobruk, nella sua nota contro la riapertura della sede italiana, ha poi utilizzato la presenza della San Giorgio per denunciare che “una nave militare italiana carica di soldati e munizioni è entrata nelle acque territoriali libiche”.

Ma la Marina militare libica ha chiarito che nessuna nave italiana ha violato le acque territoriali libiche: l’unico movimento registrato è appunto “quello della San Giorgio, che è entrata nelle acque territoriali nell’ambito della missione di addestramento concordata tra le forze libiche e quelle italiane”.

Quel che è certo è che ad aver fatto ingresso in acque territoriali libiche è stata alcuni giorni fa la portaerei russa ‘Ammiraglio Kuznetsov’, a bordo della quale è salito il generale Khalifa Haftar per discutere in videoconferenza con il ministro della Difesa russo Serghiei Shoigu “di lotta ai terroristi in Medio Oriente”. E, ovviamente, Tobruk non ha avuto nulla da ridire.

Intanto l’incertezza regna a Tripoli, con i gruppi armati decisi a porre fine alla minaccia rappresentata da Ghwell, l’ex premier che aveva già tentato un putsch ad ottobre dello scorso anno, dopo l’assalto di ieri a tre edifici governativi – vuoti e distanti dalla base operativa del governo Sarraj. La vicenda ha avuto riflessi anche nel dibattito politico italiano, con le opposizioni che hanno criticato la decisione di riaprire l’ambasciata – ventilata già da diversi mesi.

“La riapertura senza una reale stabilizzazione politica è stata evidentemente una forzatura che ha contribuito a creare tensioni interne a quel Paese”, ha accusato Sinistra italiana, che ha chiesto al governo di riferire in Aula. Alessandro Pagano, per la Lega, ha parlato di “rischi per l’Italia” da questa iniziativa. Mentre il M5S evoca “lati oscuri” e censura “la decisione sbagliata” presa dal governo Gentiloni.

Posizioni “controproducenti”, secondo Lia Quartapelle, capogruppo Pd in commissione Esteri della Camera, che ha sottolineato il ruolo di stabilizzazione del Paese su cui è impegnata l’Italia, in un quadro internazionale e multilaterale.

(di Claudio Accogli/ANSA)

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