Martedì il voto per l’Europarlamento, derby Tajani-Pittella

Tajani (S) contro Pittella (D)
Tajani (S) contro Pittella (D)

BRUXELLES. – Dopo decenni di sonnecchiosi rinnovi di mid-term preconfezionati, per la prima volta martedì prossimo l’Europarlamento si prepara a vivere una battaglia all’ultimo voto per scegliere il successore di Martin Schulz. Tanto acceso il duello, che in suo nome è saltato il patto di ‘grande coalizione’ tra popolari, socialisti e liberali su cui si sono retti i primi due anni e mezzo della legislatura europea.

Ppe e S&D si sono scambiati accuse di non credibilità e all’inizio della settimana Manfred Weber, mentre infuriava la polemica per l’ipotizzato passaggio del Movimento 5 Stelle tra le file dei liberali, ha pubblicato l’accordo firmato nel 2014 che garantiva l’alternanza tra le due principali famiglie politiche europee per la guida del Parlamento.

I socialisti invece hanno ribadito di ritenere inaccettabile che con il 30% dei voti conquistati alle europee, il Ppe si ritrovi ad avere la leadership di tutte e tre le istituzioni Ue (avendo già Juncker alla Commissione e Tusk al Consiglio europeo).

Per l’elezione del presidente è previsto un sistema di voto segreto. Per le prime tre votazioni è eletto chi ottiene la maggioranza assoluta degli aventi diritto (ovvero raggiunge o supera il quorum di 376), al ballottaggio del quarto voto andranno i due più votati.

Ad aumentare la tensione e gli appetiti, il fatto che il socialdemocratico tedesco negli cinque anni ha dato visibilità e credibilità senza precedenti al ruolo di presidente del Parlamento europeo. Per la sua eredità sono in corsa in sette. Tutti i gruppi, compresi gli euroscettici di Le Pen e Salvini, i conservatori dell’Ecr che hanno promosso il referendum sulla Brexit e la Sinistra Unitaria (con l’italiana Forenza) hanno presentato un candidato.

Ma la corsa finale alla poltrona sarà verosimilmente un derby tutto italiano tra i pesi massimi Antonio Tajani, berlusconiano pezzo da novanta del Ppe, e Gianni Pittella, ‘dem’ vicino a Renzi e capogruppo dei socialisti dello S&D. Il terzo incomodo, l’ex premier belga e capogruppo dell’Alde Guy Verhofstadt, sembra invece essere finito fuori gioco dopo il tentato matrimonio fallito all’inizio della settimana con Beppe Grillo.

Nel dibattito organizzato da Politico il belga ha difeso l’accordo col M5S tentato durante le vacanze di Natale sostenendo di aver cercato di portare la pattuglia grillina fuori dalle secche dell’euroscetticismo. Una spiegazione che è però suonata come poco convincente. La mossa ha in realtà messo in discussione la sua leadership sul gruppo e aperto la strada ad esempio per la francese Sylvie Goulard, che ha guidato la rivolta contro Verhofstadt e l’apertura ai grillini.

Nel derby fra Tajani e Pittella, il primo è dato in leggero vantaggio. Secondo una stima fatta da VoteWatch prendendo in considerazione tutte le oltre 4.700 votazioni espresse nei primi due anni e mezzo di legislatura da tutti i 751 deputati del Parlamento europeo ed analizzando quante volte i singoli europarlamentari si sono espressi con l’uno o con l’altro dei due candidati italiani, Tajani nel ballottaggio finale potrebbe spuntarla con 380 voti contro 369 per Pittella.

Ma decisivi saranno gli 89 ‘swing voters’ identificati da VoteWatch: parlamentari delle aree euroscettiche e dello stesso Alde, che avranno il ruolo di ‘kingmaker’.

Lascia un commento