Pressing dell’Ue sull’Italia, correzione dei conti o procedura di infrazione

Padoan spiega la manovra e Moscovici e Dombrovskis
Padoan spiega la manovra e Moscovici e Dombrovskis

BRUXELLES. – Passato il referendum con la successiva incertezza politica, e dato tempo al nuovo Governo Gentiloni di prendere in mano tutti i dossier, la Commissione europea torna alla carica con la richiesta di aggiustamento dei conti che aveva già messo nero su bianco nell’opinione di novembre sulla legge di stabilità. E che l’Eurogruppo aveva sottoscritto il 5 dicembre, invitando Roma a compiere i passi “necessari” per rimettersi in linea con le regole.

In gioco c’è il rischio di una procedura per debito eccessivo che costringerebbe l’Italia ad un pesante percorso di aggiustamento, con manovre nell’ordine delle decine di miliardi all’anno. Per scongiurarlo, Bruxelles vorrebbe una correzione dello 0,2% del pil, pari a circa 3,2 miliardi. L’Italia ci lavora su: “Vedremo se sarà il caso di prendere misure ulteriori, non è detto”, dice il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, ribadendo che “la via maestra” per ridurre il debito resta la crescita, ed è a quella che continua a puntare il Governo.

La richiesta della Ue, contenuta in una lettera dei commissari Moscovici e Dombrovskis, è di presentare impegni precisi di riduzione del deficit entro il primo febbraio, giorno delle nuove previsioni economiche. Se non ci fosse alcuna garanzia da parte italiana, il peggioramento del deficit strutturale, parametro a cui è legato l’andamento del debito, non lascerebbe altra scelta che l’apertura di una procedura.

A stretto giro, sarebbe quindi pubblicato l’atteso rapporto ad hoc sul debito (126.3), che evidenzierebbe la violazione palese delle regole del Patto. Roma era stata già avvertita a novembre, quando la Commissione scriveva nel suo giudizio sulla manovra che nel 2017 il deficit strutturale peggiora di 0,5%, a fronte di un miglioramento richiesto (per essere “pienamente” in linea con il Patto) di 0,6%.

Il ‘gap’ nei conti era quindi salito a 1,1%. Ma Bruxelles si era detta disponibile a sottrarre uno 0,33 per le spese eccezionali legate a migranti e sisma. La deviazione dall’obiettivo era quindi scesa a 0,8. Per l’Italia non è necessario essere “pienamente” in linea con le regole, basterebbe esserlo “sostanzialmente”: ovvero fare un aggiustamento di almeno 0,5. Il gap finale diventava quindi 0,3, che nelle richieste di oggi scende ancora a 0,2.

“Bruxelles ci ricorda che abbiamo un debito troppo alto che avrebbe dovuto cominciare a scendere da quest’anno” ma non l’ha fatto perché “siamo stati in deflazione nel 2016 e le condizioni di mercato non hanno consentito di completare il programma di privatizzazioni”, ha detto Padoan al Tg3.

Il ministro degli esteri Angelino Alfano sottolinea come dal Governo “non c’è la disponibilità a fare una manovra che comprima o deprima la crescita”, e i contatti di queste ore tra il Tesoro e la Commissione cercano di scongiurare sia questa ipotesi che quella della procedura.

Il viceministro dell’Economia Enrico Morando parla di disponibilità a “misure di aggiustamento”, “ma senza penalizzare la crescita e senza ostacolare il contrasto alla povertà e all’eccesso di disuguaglianze”.

(di Chiara De Felice/ANSA)

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